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Nagasaki, i cristiani nascosti e le chiese della rinascita

La Madonna di Kannon  |  | Daniel Ibanez/CNA
La Madonna di Kannon | Daniel Ibanez/CNA
Un rosario in carta giapponese  |  | Daniel Ibanez/CNA
Un rosario in carta giapponese | Daniel Ibanez/CNA
La chiesa di Nokubi  |  | Prefettura di Nagasaki
La chiesa di Nokubi | Prefettura di Nagasaki
Kasuga-Yasumandake-Hirado |  | Prefettura di Nagasaki
Kasuga-Yasumandake-Hirado | Prefettura di Nagasaki
Gorin |  | Prefettura di Nagasaki
Gorin | Prefettura di Nagasaki
Un kimono con lo scapolare  |  | Daniel Ibanez/CNA
Un kimono con lo scapolare | Daniel Ibanez/CNA

Provate ad immaginare una piccola comunità cristiana appena formata, una proibizione violenta della pratica del cristianesimo e un arcipelago vasto e poco abitato. Ecco il Giappone del XVII secolo, anzi più specificamente la regione di Nagasaki e le tante isolette che la compongono.

Per visitarla, almeno virtualmente, non occorrono tante ore di volo, basta essere a Roma dove, nel Palazzo della Cancelleria, sono in mostra gli oggetti più significativi di questa epoca sconosciuta per molti in Occidente.

I siti cristiani di Nagasaki sono la testimonianza più forte di quanto la fede in Gesù fosse entrata nel cuore dell’animo giapponese.

I missionari arrivarono in quella zona nel XVI secolo e già nel XVII il cristianesimo venne visto come un pericolo dall’ Impero del Sol Levante. Così arrivò la proibizione assoluta di praticare il cristianesimo. Si dovette aspettare la fine del 1800 per poter riprendere in pubblico la vita cristiana. I missionari europei che arrivarono trovarono delle comunità “nascoste” ma vive, comunità che avevano trasformato i simboli pagani in simboli cristiani, come la immagine di Maria Kannon, che riprendeva le sembianze di una dea cinese. Nel XIX secolo i cristiani nascosti usavano questa immagine per pregare la Vergine. Una deliziosa statuetta di porcellana in mostra alla Cancelleria è forse una delle testimonianze più emozionante della forza di questi “cristiani clandestini”.

Ma poi, finita la proibizione, fu l’epoca della rinascita. Chiese e luoghi di culto vennero edificati con l’aiuto dei missionari occidentali. Quattordici siti storici che il Giappone vuole far iscrivere nel Patrimonio dell’ Umanità dall’ UNESCO. Chiesette in stile occidentale con ornamenti giapponesi che si stagliano nel profilo orientale dell’ arcipelago di Nagasaki sullo sfondo di una natura rigogliosa e aspra. Santuari e castelli dove piccole croci e volti di angeli si confondono con le risaie e le rovine delle esplosioni atomiche. Piccoli rosari fatti con la carta, oggetti per la costruzione delle  cappelle, luoghi di martirio dei cristiani divenuti luoghi di culto.

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La mostra romana è stata già esposta a Parigi ed una occasione davvero unica di conoscere luoghi di culto attivi ancora oggi, preservati dalle comunità locali.

martedì 24 novembre pomeriggio nella sede della mostra padre Renzo De Luca, gesuita, e direttore del Musei dei Martiri Giapponesi, terrà una conferenza che completa il percorso espositivo.

Una storia fatta di tante piccole storie, di tanti fedeli che hanno mantenuto la fede con discrezione e forza.

Lo sorso marzo la Chiesa giapponese ha celebrato il 150.mo anniversario della scoperta dei “cristiani nascosti”  e proprio Papa Francesco in una udienza generale ricordò la loro testimonianza: “Erano sopravvissuti con la grazia del loro Battesimo! Questo è grande: il Popolo di Dio trasmette la fede, battezza i suoi figli e va avanti. E avevano mantenuto, pur nel segreto, un forte spirito comunitario, perché il Battesimo li aveva fatti diventare un solo corpo in Cristo: erano isolati e nascosti, ma erano sempre membra del Popolo di Dio, membra della Chiesa”.  

La mostra rimarrà aperta fino al 29 novembre, ed è visitabile gratuitamente delle 10.00 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 19.00 al Palazzo della Cancelleria a Roma.