Città del Vaticano , giovedì, 2. aprile, 2015 8:25 (ACI Stampa).
"Possiamo essere sicuri che il nostro amato Papa sta adesso alla finestra della casa del Padre, ci vede e ci benedice. Sì, ci benedica, Santo Padre. Noi affidiamo la tua cara anima alla Madre di Dio, tua Madre, che ti ha guidato ogni giorno e ti guiderà adesso alla gloria eterna del Suo Figlio, Gesù Cristo nostro Signore. Amen".
Sono le parole conclusive, accolto da un fragoroso applauso, dell'omelia pronunciata per la messa esequiale di Papa Giovanni Paolo II dal Cardinale Joseph Ratzinger. I toni usati dal futuro Benedetto XVI nei confronti di quello che sarebbe diventato il suo predecessore erano carichi di affetto e amicizia, non si trattava di un omaggio formale del Decano del Sacro Collegio al Romano Pontefice defunto.
Da dieci anni Giovanni Paolo II è affacciato alla finestra della casa del Padre. E dieci anni dopo Karol Wojtyla è diventato San Giovanni Paolo II.
La finestra del Palazzo Apostolico - ebbe a dire Benedetto XVI nel corso del suo prima Regina Coeli - è stata resa familiare dall'amata "figura del mio Predecessore a innumerevoli persone nel mondo intero. Di domenica in domenica Giovanni Paolo II, fedele ad un appuntamento diventato un’amabile consuetudine, ha accompagnato per oltre un quarto di secolo la storia della Chiesa e del mondo".
Dalla finestra del Palazzo Apostolico nel giorno di Pasqua di dieci anni fa Giovanni Paolo II si accomiatava idealmente e silenziosamente dai fedeli, in special modo i giovani. Dieci anni dopo quei giovani - la grande eredità della Chiesa - sono diventati uomini, cresciuti nel ricordo e sull'esempio di Karol Wojtyla. E oggi lo pregano da santo quale è.