Roma , venerdì, 30. settembre, 2022 18:00 (ACI Stampa).
"Il Signor nostro in quelli che l’amano di ben servirlo permette che vi siano alcuni difetti". Lo affermava san Giuseppe da Copertino. Pensiero saggio e tratto dall’esperienza che però ci sfugge costantemente. "Quando ci convinceremo che la nostra fragilità non è di per sé una controindicazione nel cammino della santità? Che prende spunto dall’accettazione della nostra creaturalità non come condanna o, peggio, colpa, quasi il Creatore si fosse sadicamente divertito nei nostri confronti, ma come occasione e oggetto dell’amore gratuito e disinteressato di Dio. Che non ci chiede di sostituirci a lui, ma di lasciarci amare". Ed ecco che nasce la preghiera: "O Dio, tu esisti già! Permettimi di rilassarmi e lasciarti fare…".
Un piccolo esempio tratto dal Piccolo breviario francescano, pubblicato dalle Edizioni messaggero di Padova, pensato e curato da don Fabio Scarsato. Siamo alla vigilia della festa dedicata a San Francesco e un libro come questo rappresenta un “corroborante” per lo spirito e per la nostra vita di fede, da assumere a piccole dosi giornaliere, possibilmente è indicato in modo particolare al mattino, prima di avviarci ai nostri impegni quotidiani. Ed è anche un aiuto in più per penetrare nel mondo e nella spiritualità del francescanesimo, eredità inesauribile della testimonianza di Francesco e di Chiara d’Assisi. Nel libro brevi citazioni introducono brevi meditazioni e preghiere attualizzate, per accompagnare il lettore giorno dopo giorno, per un anno intero. Autori e autrici, frati e suore, sacerdoti e semplici laici, famosi o sconosciuti, fra i primi a entrare nella schiera dei francescane e tra quelli dei nostri tempi, giovani o anziani, che hanno lasciato tracce più o meno scritte della loro vita spirituale: testimonianze preziose dell'abbondante ricchezza della spiritualità francescana.
Un aiuto anche per sconfiggere il senso di solitudine o di smarrimento, che in questi nostri giorni travagliati sono in agguato più che mai pronti ad assalirci. Rievocare la lietezza che Chiara e Francesco vivevano ogni giorno può rappresentare un valido antidoto alla tristezza che ci assale nell’affrontare i problemi che la vita contemporanea accumula tutt’intorno. Dal Piccolo breviario si può risalire alla fonte della spiritualità francescana: I fioretti, un florilegio sulla vita del santo e dei suoi discepoli, scritto da Ugolino da Brunforte. La prima sezione, introdotta da un proemio, si occupa della nascita dell’ordine francescano, della vita del santo, mettendo in luce le sue qualità e la perfezione delle sue prediche oltre a trattare dei fatti compiuti dalla prima generazione di frati. La seconda sezione continua a raccontare l’evoluzione dell’ordine, ossia le vicende che hanno caratterizzato i frati marchigiani, spaziando lungo un secolo e più di storia.
Alcuni capitoli dell'opera rappresentano delle complete agiografie che si soffermano su personaggi esemplari come nei capitoli che narrano di frate Bernardo, Leone, Masseo e Chiara. Possiamo così immergerci nel mondo francescano che emerge vivido da questa narrazione, con un alone fiabesco e poetico. Al centro della narrazione è Francesco, esempio coerente di una vita evangelicamente cristiana, fondata sui valori dell'umiltà, della carità, dell'amor di Dio, della rinuncia ai beni del mondo e della comunicazione fraterna con tutti gli uomini e con tutto il creato.
Uno degli episodi che più colpiscono, che più si imprimono nella memoria è forse quella che vede protagonista il santo e frate Leone, (che Francesco chiama “pecorella di Dio”) . Sono in cammino, probabilmente stanchi e affamati, e Francesco ne approfitta per riflettere sul significato e la forma della 'perfetta letizia'. Che cos’è la perfetta letizia? E Francesco spiega che essere lieti non è questione di trovarsi in condizioni favorevoli, piacevoli, sicure. Tutt’altro. Potrebbe capitare qualsiasi cosa, qualsiasi disgrazia ma la perfetta letizia non viene scalfitta. Potrebbero essere colti dalla tempesta, potrebbero essere cacciati via nel chiedere ospitalità, ricacciati nella notte, calunniati, costretti ad affrontare difficoltà di ogni genere. Ma sarebbero comunque felici, perché sostenere pene e tribolazioni in nome di Cristo è il compimento totale della vita; come spiega ancora, "sopra tutte le grazie e i doni dello Spirito Santo, le quali Cristo concede agli amici suoi, si è di vincere sè medesimo, e volentieri per lo amore di Cristo sostenere pene, ingiurie ed obbrobrii e disagi; imperocchè in tutti gli altri doni di Dio noi non ci possiamo gloriare, perocchè non sono nostri, ma di Dio; onde dice l’Apostolo: Che hai tu, che tu non abbi da Dio? e se tu l’hai avuto da lui, perchè te ne glorii come se tu l’avessi da te? Ma nella croce della tribolazione e della afflizione ci possiamo gloriare, perocchè questo è nostro; e perciò dice l’Apostolo: Io non mi voglio gloriare, se non nella croce di nostro Signore Gesù Cristo".