Papa Francesco sottolinea che “il maestro è uno che mette in moto tutta una corrente di pensieri”, e invita a mai “usare il maestro per le cose che penso io, ma mettere le cose che penso alla luce del maestro, che sia la luce del maestro a interpretare questo”.
Il Papa ricorda che al Sinodo 2015 “c’erano punti che non erano chiari della dottrina cattolica e anche interpretazioni di San Tommaso che non erano chiare”, e fu il Cardinale Christoph Schoenborn, domenicano, a dirimere la questione.
Papa Francesco chiede quindi “ prima di parlare di San Tommaso, prima di parlare del tomismo, prima di insegnare, bisogna contemplare: contemplare il maestro, capire oltre il pensiero intellettuale cosa ha vissuto il maestro e cosa ha voluto dirci il maestro”.
Altrimenti, si rischia di “ridurre il maestro alla figura di un pensatore, rovino il pensiero, gli tolgo la forza, gli tolgo la vita”. E invece “San Tommaso è stato una luce al pensiero della Chiesa, e noi lo dobbiamo difendere da tutti questi riduzionismi intellettualistici che imprigionano la grandezza del suo pensiero magisteriale.
Nel suo discorso consegnato, invece, il Papa sottolinea che da piccolo Tommaso si chiedeva “Che cosa è Dio?” e questa domanda lo ha accompagnato e motivato per tutta la vita. “La ricerca appassionata di Dio – nota Papa Francesco – “è contemporaneamente preghiera e contemplazione, cosicché San Tommaso è modello della teologia che nasce e cresce nell’atmosfera dell’adorazione”.
Una teologia che usa le due “ali” della fede e della ragione, conciliando, come disse Paolo VI, secolarità del mondo e radicalità del Vangelo. Papa Francesco chiede di promuovere “un tomismo vivente”, capace di “rinnovarsi per rispondere alle domande odierne”, andando avanti con un movimento di sistole, ovvero lo studio dell’opera di San Tommaso, e diastole, ovvero nel “nel dialogo al mondo odierno, per assimilare criticamente ciò che di vero e giusto c’è nella cultura del tempo”.
In particolare, Papa Francesco sottolinea la portata innovativa della fecondità dell’insegnamento dell’Aquinate sulla creazione, che ha portato Chesterton a chiamarlo “Tommaso del Creatore”.
San Tommaso nota che la creazione “è per San Tommaso la primissima manifestazione della stupenda generosità di Dio”, è “la chiave dell’amore”, la bellezza di Dio “che risplende nella diversità ordinata delle creature”, perché “l’universo delle creature visibili e invisibili non è né un blocco monolitico né pura diversità informe, ma forma un ordine, un tutto, in cui tutte le creature sono legate perché tutte vengono da Dio e vanno a Dio, e perché esse agiscono le une sulle altre creando così una fitta rete di relazioni”.
Esorta infine il Papa: “Andate a Tommaso! Non abbiate paura di accrescere e arricchire con le cose nuove le cose antiche e sempre feconde”.
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