Ginevra , mercoledì, 1. aprile, 2015 17:59 (ACI Stampa).
Boko Haram, il grido della Santa Sede. Silvano Maria Tomasi, Osservatore Permanente della Santa Sede presso l’ufficio ONU di Ginevra, si lamenta di fronte al Consiglio ONU per i Diritti Umani che “stiamo assistendo al continuo sviluppo e alla disseminazione di un tipo di estremismo radicale e spietato, ispirato da una ideologia che tenta di giustificare i suoi crimini in nome della religione.” Denuncia il fatto che “questi gruppi estremisti stanno crescendo come un cancro, diffondendosi in altre parti del mondo e persino attraendo militanti stranieri.” E sottolinea che è arrivato il tempo che “la comunità internazionale si adoperi per porre fine alla violenza che ha causato numerose vittime civili.”
La 23esima sessione del Consiglio ONU dei Diritti Umani si tiene a Ginevra giovedì 1 aprile 2015. È tutta dedicata al caso di Boko Haram. La Santa Sede da sempre ha puntato i riflettori su quanto accadeva in Nigeria, dove i cristiani vengono uccisi e massacrati da anni. La setta di Boko Haram non solo si è diffusa, ma ha moltiplicato gli attacchi, e di recente ha professato obbedienza verso i militanti dello Stato islamico. Secondo lo Human Rights Watch, solo quest’anno Boko haram ha ucciso più di 1.000 civili e centinaia di donne e ragazze sono state rapite e costrette a convertirsi all'islam e a sposare i miliziani.
Sono tutti temi che rientrano nell’intervento dell’arcivescovo Tomasi, che si ispira anche alla lettera che Papa Francesco ha recentemente inviato ai vescovi della Nigeria. Il nunzio sottolinea che l’ondata di violenza, persecuzioni e omicidi che Boko Haram ha messo in atto in Nigeria, ma anche in Camerun, Ciad e Niger, è “una seria trasgressione della legge internazionale, ed include crimini di guerra e crimini contro l’umanità.” Per questo – sottolinea con forza – c’è “bisogno di un urgente ed efficace responso dagli Stati coinvolti,” da accompagnare alla “solidarietà della comunità internazionale.”
Afferma l’arcivescovo Tomasi che il terrore si sta disseminando, e in più “la recente esplicita professione di obbedienza di Boko Haram al cosiddetto gruppo dello Stato Islamico” non può non far notare che “questi gruppi estremisti stanno crescendo come un cancro, diffondendosi in altre parti del mondo e anche attraendo militanti stranieri.”
Da tempo, la diplomazia della Santa Sede, di fronte agli attacchi dello Stato Islamico e prima ancora di quelli di Boko Haram, ha chiesto ai leader islamici di prendere le distanze da quello che stava accadendo, in nome del dialogo da sempre professato. L’arcivescovo Tomasi sottolinea che “i crimini in nome della religione non sono mai giustificati. Massacrare persone innocenti in nome di Dio non è religione, ma la manipolazione della religione per ulteriori motivi.”.