Macerata , giovedì, 8. settembre, 2022 12:30 (ACI Stampa).
“Mi cattura il tuo essere, Giuseppe. L’orma di terra, la consistenza d’uomo nei cui occhi si riflette la luce degli occhi del Bambino. Ricordo che bambino ti guardavo nella statua in cortile della scuola. Un’aiuola educata la cingeva, e una ringhiera bianca di granito. Alto svettavi tu, ma sorridendo verso noi, verso me. Ti riportavo, dopo, nei miei segreti pomeriggi. Tornasti tempo dopo, poco fa, nella matura età che fa più semplici i turbamenti, e aperti gli occhi all’Alto. Tu sempre padre, io sempre bambino. Eppure ormai fratello, nell’età”.
Questa poesia è dedicata a san Giuseppe ed è contenuta nel libro ‘Tenerissimo Amore’ del poeta maceratese Filippo Davoli, nella cui introduzione Riccardo Canaletti ha scritto: “Così Davoli si fa tramite della Parola, quindi di un Messaggio, un contenuto che cede alla Grazia e all’umano perché è nell’umano che si codifica, ma è dalla Grazia che origina. Tenerissimo amore è un’opera di sintesi del percorso di Davoli come poeta e come uomo, e – forse in entrambi i casi – come credente. Egli crede con giovanile euforia e adulta saggezza, così come crede nella poesia, lasciando spazio al farsi dopo l’impegno della scrittura, lasciando che tutto fiorisca, che tutto si compia per com’è e come deve. Che prenda il volo, tenerissimo amore”.
Ugualmente lo scrittore Daniele Mencarelli ha scritto del suo libro, che è ricerca di Cristo: “La poesia di Davoli, con questa raccolta, arriva a un punto verso il quale, da sempre, sembra tendere. Qui, in questo ‘Tenerissimo Amore’, Davoli assume su di sé il compito del testimone, di colui che, avendo visto, non può non dire. Un testimone che, scavando dentro personaggi ed episodi biblici, racconta della sua esperienza di ‘un uomo che si lascia penetrare dalla fede’, un uomo alla perenne ricerca di Cristo… Questo libro iniziatico, senza sfrangiature né cadute di tono, è anche un lascito, che offre un percorso verso un «risveglio dentro una speranza più grande» affinché il lettore, a cuore aperto, senta risuonare la grazia ricevuta da un poeta che vuole condividerla nuovamente, come atto d’amore «a favore della luce, ultima, definitiva”.
A Filippo Davoli abbiamo chiesto le ragioni, per cui ha scritto ‘Tenerissimo Amore’: “Stavo scrivendo questo libro da parecchio tempo. In mezzo ho pubblicato anche altro, ma questo mi attraeva particolarmente, anche se non lo sentivo ancora completo. E quindi continuavo a scriverlo. Intendiamoci: un libro di poesia non si scrive mai ‘programmaticamente’, per così dire. Non è che mi metto lì e, siccome decido che devo pubblicare una cosa, mi applico finché non mi viene da scriverla! Questa sarebbe una bestialità. Però è anche vero che nella vita ci sono delle sollecitazioni (dettate da tante cose, da tanti aspetti) che invitano a prendere una strada anziché un’altra. E che richiedono magari più tempo per arrivare a maturazione. ‘Tenerissimo Amore’ si è profilato così. La domanda, tuttavia, mi pare inevasa se non dico perché questo titolo: perché, a mio parere, chi si è imbattuto in un incontro esistenziale con Lui sa che forse è la chiave più idonea a definirlo, sempre che sia possibile definire Dio”.
Perché ha sentito l’esigenza di interpellare Cristo?