Parlando della situazione intorno alla centrale nucleare di Zaporhizia, il Cardinale ha fatto appello affinché “si eviti qualsiasi escalation, soprattutto per quanto riguarda l’uso dell’atomica, sapendo a quali conseguenze si andrebbe incontro se ci fosse anche per sbaglio un passo falso in quella direzione”.
Affrontando poi le prossime elezioni politiche in Italia, previste il 25 settembre, il Cardinale ha indicato come priorità “una buona politica, cioè di una politica che si metta a servizio del Paese e delle esigenze concrete del Paese”, chiedendo di ascoltare davvero “quelle che sono le esigenze della nostra gente” e di cercare di “dare delle risposte concrete”.
I cattolici in politica – ha concluso il Cardinale – “devono tornare ad esprimere la loro posizione all’interno del dibattito politico: che parlino e che siano anche tenuti in considerazione perché io credo che i cattolici per la loro storia e per i contenuti delle loro proposte - pensiamo alla dottrina sociale della Chiesa - possono dare davvero delle risposte effettive ed efficaci ai problemi del Paese e anche a un certo modo di vivere la politica. Evidentemente quando si è all’interno di un partito bisogna accettarne anche la disciplina e le linee guida. Però credo che una posizione più autonoma e più profetica i cattolici potrebbero averla”.
Il Cardinale Parolin al Tg2, verso un rinnovo dell’accordo con la Cina
I negoziati per il rinnovo dell’accordo con la Cina si sono tenuti dal 28 agosto al 2 settembre, e i segnali sembrano essere positivi. Parlando con il Tg2, in una intervista andata in onda il 3 settembre, il Cardinale Parolin ha detto che “quando si tratta con qualcuno bisogna partire sempre dal riconoscere la sua buona fede altrimenti il negoziato non ha senso”, e che è convinto che l’accordo sarà rinnovato, nonostante il cammino abbia “visto tante difficoltà, e molta è la strada da fare con la pazienza di andare avanti, passo dopo passo, e veder ‘germogliare i semi" piantati anche quando il tempo è avverso”.
Il Cardinale ha anche parlato di un eventuale secondo incontro di Papa Francesco con il Patriarca di Mosca Kirill. Sarebbe dovuto avvenire a Gerusalemme a giugno, è stato annullato. Poteva avvenire in Kazakhstan durante il viaggio di Papa Francesco, ma Kirill ha poi annullato la sua presenza all’Incontro dei Leader delle Religioni di Nur Sultan. Per Parolin, l’incontro dovrebbe essere “ben preparato” così da essere efficace, che comunque c’è un dialogo aperto con una realtà, quella ortodossa, che la Santa Sede rispetta e che è caratterizzata da una maggiore identificazione con le autorità del Paese in cui opera.
Il Cardinale Parolin ha anche confermato che il Papa è deciso ad andare a Kyiv, ma solo quando “la visita sarà utile per la pace e non sarà una photo opportunity”. Il Segretario di Stato vaticano ha anche notato che condannare la corsa dagli armamenti e sostenere il diritto a difendersi dei popoli quando sono attaccati non sono principi in contraddizione, perché per il Catechismo della Chiesa cattolica la difesa armata è un diritto, e un obbligo è fermare l’aggressore. Ma, ha aggiunto, questa risposta deve avvenire a condizioni precise, e considerando la potenza dei moderni mezzi di distruzione.
Capitolo elezioni: il Cardinale denuncia che la società tende a relegare la religione ad un fatto privato, ma che la presenza dei cattolici in politica è importante.
FOCUS MULTILATERALE
La Santa Sede a Ginevra, no all’ideologia gender imposta sulla convenzione sulle munizioni a grappolo
Si tiene a Ginevra il 10mo incontro tra gli Stati Parte delle Convenzione sulle Munizioni a Grappolo, e la Santa Sede, attraverso l’arcivescovo Fortunatus Nwachukwu, osservatore permanente presso le Nazioni Unite a Ginevra, è intervenuta il 30 e 31 agosto.
Nell’intervento del 30 agosto, l’arcivescovo Nwachukwu ha sottolineato che gli strumenti legali come la stessa convenzione non sono solo “cornici legali vuote”, ma rappresentano “una sfida etica ed una opportunità per tutti quelli che puntano a salvaguardare e costruire la pace e, in particolare, difendere i più deboli e i molti innocenti che soffrono per la crudeltà dei conflitti”.
La Convenzione mette la persona umana al centro, e così facendo è “una prova del collegamento inestricabile tra il disarmo e lo sviluppo”. Per questo, la Santa Sede considera “oltraggioso” che si continuino a produrre munizioni a grappolo, e si chiede cosa si possa fare “per proteggere la vita umana e cosa si può concretamente fare per proteggere ulteriori vittime”.
Con urgenza, nota l’arcivescovo Nwachukwu, si devono mantenere gli obblighi stabiliti dalla convenzione, e per questo la convenzione “deve essere universalizzata”, con una operazione che deve avere “efficace implementazione” nell’assistenza alle vittime.
Va ricordato che fu proprio la Santa Sede, durante i negoziati per la convenzione, a promuovere l’inclusione del diritto all’assistenza alle vittime. Al tempo, fu incluso da altri Stati la necessità di dare una assistenza “gender oriented”, ed è un rischio ancora presente, tanto che la Santa Sede denuncia “i tentativi di introdurre alcune espressioni nel lavoro della convenzione e nel lavoro dei coordinatori”, come proprio quelli di “gender focal points”.
Il timore della Santa Sede è che “una nuova terminologia, che è ambigua e non chiaramente definita, potrebbe spostare l’attenzione e gli sforzi al di fuori degli obblighi della Convenzione verso questioni politiche e ideologiche che non riguardano il lavoro della convenzione”.
D’altronde, nota la Santa Sede, queste espressioni “non godono certamente di consenso”, ma potrebbero “porre ulteriori barriere sui nostri sforzi comuni di cercare adesione universale alla Convenzione”.
Per questo, la Santa Sede “diffida dall’usare la cornice della convenzione per spingere alcune agende e conserva il diritto di dissociarsi dal lavoro su questi summenzionati focal points se il loro mondato si estenda al di là dell’ordinario”. A questo proposito, la Santa Sede rende noto di accettare la parola “gender” solo quando applicata sulla identità biologica di maschio o femmina, e non accetta alcun tipo di adattamento a contesti diversi.
La Santa Sede a Ginevra, la questione delle vittime delle munizioni a grappolo
Nell’intervento del 31 agosto, l’arcivescovo Nwachukwu ha sottolineato che la Santa Sede considera le vittime delle munizioni a grappolo in maniera larga, includendo anche le famiglie delle vittime, e nota che “la cooperazione internazionale in termini di assistenza alle vittime è una delle più splendide espressioni di solidarietà e di unità della famiglia umana, che dimostra che siamo tutti fratelli e sorelle”.
Lo spirito della Convenzione, ha proseguito il nunzio, “risiede nell’idea di partnership e cooperazione, che dovrebbe anche rispettare i diversi valori e culture delle popolazioni colpite”, e per questo “è importante che gli Stati parte ascoltino l voce delle vittime e le includano nell’implementazione della convenzione”.
Per la Santa Sede, al cuore dell’assistenza umanitaria ci dovrebbe essere “la conservazione della vita e la creazione di condizioni per una esistenza degna di ogni persona umana”.
FOCUS CAUCASO
L’ambasciatore di Azerbaijan da Parolin
Come di consueto a questo punto dell’anno, Rahman Mustafayev, ambasciatore di Azerbaijan presso la Santa Sede, è stato in Vaticano, dove il 23 agosto ha avuto un incontro con il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano.
In questo caso si trattava, però, di una visita di congedo. L’Azerbaijan sta per aprire una ambasciata residente presso la Santa Sede e ci sarà, dunque, un nuovo ambasciatore. In un tweet, Mustafayev ha detto di aver ringraziato il cardinale “per il suo enorme contributo allo sviluppo delle relazioni, sulle sue posizioni bilanciate sulle questioni azero – armene. Inoltre, ha detto di aver aggiornato il cardinale “sui progetti di ricostruzione in Karabakh”.
La situazione in Nagorno Karabakh
Proprio lo scorso 23 agosto, il Christian Post pubblicava, ad opera di un autore turco, un articolo che lanciava un grido di allarme riguardo la situazione in Nagorno Karabakh. La regione, il cui nome storico armeno è Artsakh, è stata teatro di un conflitto che ha portato ad una pace dolorosa per l’Armenia, laddove si è perso il controllo di territori dove c’erano storicamente monasteri e vestigie della cultura armena. Si è parlato a più riprese di un “genocidio “culturale nel Nagorno Karabakh, documentato da studiosi da quando la regione fu assegnata dall’Unione Sovietica all’Azerbaijan.
Il Nagorno Karabakh aveva poi rivendicato l’indipendenza quando si era concretizzata la dissoluzione dell’Unione Sovietica. Anche gli azeri denunciano la distruzione di loro luoghi culturali storici nella regione. L’instabilità si è protratta fino all’ultimo conflitto caldo nella regione avvenuto nel 2020, i cui strascichi sono ancora presenti. L’Azerbaijan sottolinea la fine delle ostilità, parla di territori liberati e di ricostruzione. L’Armenia mette in luce le violazioni del diritto internazionale e chiede sostegno internazionale. La Corte Internazionale di Giustizia, con una sentenza del 14 dicembre 2021, ha ordinato all’Azerbaijan di prevenire e punire atti di vandalismo e profanazione contro l’eredità culturale armena durante il conflitto in corso in Nagorno Karabakh.
Resta invece aperta la questione dei prigionieri di guerra, che è stata anche parte delle conversazione tra Papa Francesco e il Catholicos Karekin II il 6 ottobre 2021.
L’articolo del Christian Post metteva in luce la questione, notando come il 17 agosto l’istituto Lemkin per la Prevenzione dei Genocidi abbia segnalato un “allarme rosso” per un possibile genocidio del governo di Azerbaijan e Turchia contro la popolazione armena. Un allarme rosso scaturito dall’ordine azero di evacuare la popolazione armena dalle città di Berdzor e Aghavno a partire dal 25 agosto.
L’Istituto Lemkin ha “chiesto ai corpi di Stato e di governo di monitorare la Turchia e l’Azerbaijan per ideologie e pratiche genocide, e di fare pressione su Turchia e Azerbaijan affinché cessino le loro minacce genocide contro la popolazione armena, e rafforzino la sicurezza degli armeni e dell’identità armena nella Repubblica di Armenia, la Repubblica di Artakh e nelle comunità in diaspora nel mondo”.
Secondo un recente rapporto, “l’Azerbaijan continua a detenere oltre 100 prigionieri di guerra armeni e ostaggi civili, mentre il destino di centinaia di persone scomparse resta irrisolto.
FOCUS AMERICA LATINA
Cile, la posizione dei vescovi sul plebiscito
Il 4 settembre, ci sarà un plebiscito sulla Costituzione in Cile. I vescovi del Cile, con un messaggio del Comitato Permanente della Conferenza Episcopale Cilena, hanno esortato tutti ad una “riflessione personale, familiare e comunitaria, il cui orizzonte deve essere impostato sul futuro del Cile e sulla necessità che il Paese avvii cammini che permettano di rimarginare le ferite e riparare le fratture della nostra convivenza nazionale”.
Il testo è intitolato “Atteggiamenti da avere di fronte a una scelta di eccezionale importanza”, ed è stato diffuso anche attraverso un video dal vicepresidente della Cech, Fernando Chomali. Il messaggio ricorda che, come ha sottolineato Papa Francesco, il dialogo tra le diverse generazioni è un elemento decisivo per maturare le scelte a livello sociale.
FOCUS AMBASCIATORI
Il nuovo ambasciatore di Paraguay presso la Santa Sede presenta le credenziali
Il 3 settembre, Maria Leticia Casati Caballero, nuovo ambasciatore del Paraguay presso la Santa Sede, ha presentato le sue lettere credenziali a Papa Francesco.
Caballero, sposata con tre figli,
sposata e ha tre figli. si è anche specializzata in Italia, al SIOI e a Firenze con il Ministero degli Affari Esteri, e ha anche un Master in Diritti Umani e Sistemi di Protezione presso l’Università della Rioja (UNIR), in Spagna (2021).
Ha ricoperto i seguenti incarichi: Funzionaria presso la Presidenza della Repubblica, Direzione del Cerimoniale dello Stato (1989 – 1996); Vice Direttore della Cooperazione Internazionale, MAE (1995 – 1996); Assistente di Gabinetto, MAE (giugno – novembre 1996); Secondo Segretario, Missione Permanente presso le Nazioni Unite e le Organizzazioni Specializzate a Ginevra (1996 – 1999); Primo Segretario, Ambasciata negli Stati Uniti d’America (1999 – 2004); Direttore per l’Europa, MAE (2007 – 2010); Incaricato della Sezione Consolare, Ambasciata in Mexico (2010 – 2014); Consigliere, Delegato Permanente Aggiunto, Delegazione Permanente presso l’Unesco a Parigi (luglio – dicembre 2014); Incaricato d’Affari, Delegazione Permanente presso l’UNESCO a Parigi (2015 – 2019); Coordinatore Tecnico, Alianza de Cónyuges de Jefes de Estado y Representantes (ALMA), Consigliere della Prima Dama. (2019 – 2022).