Roma , venerdì, 2. settembre, 2022 16:00 (ACI Stampa).
Un giorno il diavolo ebbe fame, prese un sacco e decise di andare a cacciare le anime. Voleva mangiarsi un bocconcino prelibato. Si nascose fra gli alberi vicino alla casa di un santo uomo, e aspettò. Il santo uomo trascorreva la giornata a pregare e a compiere gesti di bontà. Anche il diavolo ne fu ammirato.
Ma un giorno il diavolo osservò che sull’anima bianchissima di quel santo vecchio c’era una piccolissima macchia: al tramonto il vecchio si affacciava alla finestra a guardare il sole tramontare e provava un attimo di melanconia e di tristezza. Al diavolo bastò questo. Concentrò tutti i suoi sforzi verso quell’attimo di tempo e vi mise dentro angoscia, amarezza, disperazione. Così riuscì a far cadere l’uomo e a mangiarselo.
Un raccontino tra i molti che Albino Luciani amava narrare in molte occasioni, per la sua catechesi in spirito di allegria e ironia. Le troviamo raccolte, insieme a quella che abbiamo riportato, in Giocare con Dio, pubblicato da Ares, un’antologia ideata per l’occasione che raccoglie scritti di Luciani, alcuni inediti, così come sono stati raccolti e ordinati dal suo segretario a Vittorio Veneto, don Francesco Taffarel (1936-2014) e da lui donati all’amico giornalista Nicola Scopelliti. Contiene una prefazione di Franco Nembrini e una postfazione del primo postulatore di Luciani, monsignor Enrico dal Covolo.
Insomma, testi in puro stile Luciani , che testimoniano nel modo più efficace e chiaro come intendesse comunicare i contenuti della fede e come “incarnarli” nella vita di tutti i giorni. Una catechesi per la maggior parte delle persone, nello spirito di una bonaria ironia e una genuina gioia interiore. Perché anche se viviamo e siamo pellegrini in questa valle di lacrime che è il mondo – e Luciani lo sapeva meglio di molti altri, con le tante difficoltà vissute – la condizione di credente non può lasciare spazio a lungo alla disperazione, forte di una speranza che supera qualsiasi problema, ostacolo, violenza, fatalità. Si avvicina a grandi passi la beatificazione di Albino Luciani, la cui cerimonia è in programma il prossimo 4 settembre, e questo riporta all’attenzione del mondo intero la figura di un uomo di fede e di Chiesa che seppe fare della sua vita un capolavoro di umiltà, di tenacia, di spirito di servizio e di amore per tutti. Molte iniziative, anche editoriali, invitano a mettere in luce la sua personalità e il suo pensiero, molto più complessi e affascinanti di quella immagine che semplificazioni ed etichette varie hanno diffuso in tanti anni.
La settimana scorsa abbiamo parlato dei due libri pubblicati dalla Ares, Giocare con Dio, appunto, e Il postino di Dio, a cura di Nicola Scopelliti, di cui ci siamo occupati più diffusamente. Ma vorremmo tornare ancora una volta a questo saggio per segnalare un’altra importante testimonianza, quella di Benedetto XVI. Il quale racconta un’esperienza straordinaria. Ossia di come la morte di papa Giovanni Paolo I gli sia stata annunciata da un misterioso monaco che sarebbe apparso nella stanza in cui dormiva in quel momento, durante un suo viaggio in Ecuador. La testimonianza fa parte dell’interrogatorio di Benedetto XVI nella fase del processo di beatificazione. «Il giorno della morte del Papa ero a dormire nella residenza arcivescovile di Quito. A un certo punto, in piena notte mi svegliai e sentii aprirsi la porta ed entrare qualcuno». Quando accese la luce, il cardinale vide distintamente un monaco con un abito marrone. «Sembrava un misterioso messaggero dell’aldilà, cosicché dubitai di essere realmente sveglio. Entrò e mi disse che aveva appena ricevuto la notizia che il Papa era morto. Inizialmente non potevo crederci, ma poi non dubitai della veridicità dell’informazione. Curiosamente, mi riaddormentai subito, ma poi la mattina seguente appresi definitivamente l’impensabile notizia».