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Madre Teresa, un film per conoscere la sua storia

I Cavalieri di Colombo producono un film su Madre Teresa. Si chiama “No Greater Love” e ha materiale video inedito, dando profondità e impatto ad una storia che alla fine sembra non essere così nota

Madre Teresa, No Greater Love | La presentazione del film Madre Teresa, No Greater Love | La presentazione del film "Madre Teresa. No greater love" nella Sala Marconi di Radio Vaticana, 31 agosto 2022 | AG / ACI Group

Sembra difficile poter aggiungere qualcosa alle molte biografie e storie su Madre Teresa di Calcutta. Ma il film No Greater Love (nessun amore più grande) prodotto dai Cavalieri di Colombo e presentato a Roma il 31 agosto dopo una premiere al North American College lo scorso 29 agosto, ha il pregio di dare maggiore profondità ad una storia conosciuta, eppure ancora non raccontata in profondità.

Diviso in capitoli che raccontano i momenti salienti della vita di Madre Teresa, frammentato con interviste a missionari e missionarie della carità, biografi di madre Teresa, il film non è solo una introspezione sulla vita della santa, ma dà anche una prospettiva generale del grande lavoro che le Missionarie della Carità fondate da Madre Teresa fanno in tutto il mondo, in Brasile, nei campi al confine tra Messico e Stati Uniti, nelle Filippine.

La storia di Madre Teresa è conosciuta: nata a Skopje da una famiglia albanese, minoranza nelle minoranza nel coacervo dei Balcani, Madre Teresa presto sentì lo slancio missionario, entrò nelle Sorelle di Loreto e partì per l’India, dove cominciò a lavorare come insegnante. Fu dopo l’impatto scioccante con la realtà locale, nelle strade dopo dei disordini a Calcutta, che si rese conto che la sua missione era prima di tutto di stare con i poveri. Anzi, con i più poveri, perché questo era il criterio generale.

Nasce da questa vocazione una opera che ha radici in tutto il mondo, che parte dagli slums di Calcutta e si diffonde nel Bronx e nella cura dei nuovi ultimi della fine del secolo scorso, i malati di AIDS emarginati come lo erano i lebbrosi ai tempi di Gesù.

Un lavoro silenzioso e importante, riconosciuto dal mondo. Nel 1979, Madre Teresa vince il Nobel della pace, e a Oslo dà un toccante discorso in cui denuncia le nazioni che legalizzano l’aborto come “le più povere”. E poi, c’è l’amicizia con San Giovanni Paolo II, che vuole che si apra una casa delle Missionarie della Carità proprio in Vaticano, dove sono tuttora. Non manca anche l’accenno al “buio dell’anima”, i momenti di crisi spirituale che sperimentano, in fondo, tutti coloro chiamati ad una vita di santità.

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Quello che è potente, nel film, sono soprattutto le immagini, come deve essere. E questo perché i produttori hanno potuto avere accesso totale all’archivio delle Missionarie della Carità, trovando anche filmati inediti o poco conosciuti, tra i quali quello di Madre Teresa ministro straordinario dell’Eucarestia.

Patrick Kelly, Cavaliere Supremo dei Cavalieri di Colombo, sottolinea che il film ha avuto luce “grazie alla relazione di fiducia tra i Cavalieri di Colombo e le Missionarie della Carità”. In fondo, Virgil Dechant, il predecessore del predecessore di Kelly come Cavaliere Supremo, era amico personale di Madre Teresa, e da lì è cominciata una collaborazione, considerando che “la carità è il principio fondamentale dei Cavalieri di Colombo”.

In una lettera inviata a Kelly, Papa Francesco ha ringraziato per iniziative che “aiutano, in modo creativo, di rendere accessibile lo zelo per l’evangelizzazione specialmente alle giovani generazioni”.

Il Cardinale Sean O’Malley, arcivescovo di Boston, racconta la storia di un sacerdote che, una volta morto, volle vedere l’inferno e che lo trovò tutto sistemato. “Non pensavo fosse così bello?” “Non lo era, finché le suore non sono arrivate”. Una storia che racconta, in fondo, la stima e la considerazione che il lavoro delle Missionarie della Carità gode.

Il Cardinale O’Malley ricorda anche di aver incontrato Madre Teresa qwuando era seminarista, e che era anche scettico di andare, ma poi andò pensando che ci sarebbero state poche persone. E lì “c’era questa piccola donna, vestita come una donna indiana, con un sari, e il cardinale aprì la sessione con una preghiera, e la donna disse come aveva incontrato madre Teresa in uno degli slums più poveri di Calcutta”. Ne rimase colpitto.

Quando fu nominato vescovo di Fall River, in un momento molto difficile nella vitta della Chiesa, e scrissi a Madre Teresa, che già mi aveva già inviato delle Missionarie nella diocesi precedente, e le chiesi altre suore per “portare guarigione e consolazione” e subito delle suore a Fall River, e poi venne a visitare. “Quella visita fu un evento, letteralmente migliaia di persone si misero nelle strade per accoglierla”.

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Conclude il Cardinale O’Malley: “La sua vocazione ha toccato la vita spirituale di moltissime persone”.

Padre Brian Kolodiejchuk, postulatore della causa di canonizzazione di Madre Teresa, sottolinea che il film aiuta a ricordare il grande lavoro e la vocazione della madre e che dà il messaggio che “Calcutta è dovunque”, perché ovunque ci sono i più poveri e c’è da fare un lavoro di carità.

Suor Myriam Therese, superiore regionale delle Missionarie di Carità, ha detto che è “stato bello vedere persone che abbiano cambiato la loro vita perché colpiti dall’amore di Dio”, e che Madre Teresa è stata “una portatrice di quell’amore”.

David Naglieri, che ha diretto il film, sottolinea che “non volevano solo una biografia, volevamo mostrare la sua chiamata radicale, ma anche mostrare come la missione di Madre Teresa continui”.