Roma , mercoledì, 31. agosto, 2022 15:00 (ACI Stampa).
Quasi non erano riusciti ad incontrarsi, il Cardinale Agostino Casaroli, segretario di Stato vaticano, e il presidente dell’Unione Sovietica Michail Gorbaciov. Ma poi, grazie anche allo storico vaticanista dell’Unità Alceste Santini, l’incontro avvenne, il 13 luglio del 1988. E in quell’occasione, Casaroli consegno al leader sovietico fautore della perestroijka un messaggio di Giovanni Paolo II. Un anno dopo, l’1 dicembre 1989, Gorbaciov era in Vaticano, ad incontrare Giovanni Paolo II, aprendo un cammino di relazioni con la Federazione Russa che sembrava impensabile fino ad un anno prima.
E nel 2000, quando fu presentato in Sala Stampa della
Santa Sede, il libro “Il martirio della pazienza. La Santa Sede e i Paesi comunisti”, che sono poi le memorie del cardinale architetto della Ostpolitik, c’era proprio Gorbaciov in Sala Stampa della Santa Sede, a ricordare un incontro che ha dato una direzione alla storia.
C’è un che di ironico, in fondo, nel fatto che Papa Francesco abbia ricordato lo sguardo politico e gli orizzonti aperti dal Cardinale Casaroli nell’omelia al Concistoro del 27 agosto, auspicando che la “miopia umana” non chiuda gli orizzonti da lui aperti, e qualche giorno dopo muore un protagonista di quegli.
La morte di Gorbaciov a 92 anni, in fondo, chiude una era, perché scompare un pezzo di memoria storica di anni che furono turbolenti ed esaltanti per la Chiesa. Ma come Gorbaciov descrisse il suo rapporto con Casaroli? "Ricordo - disse - il giugno del 1988 - narra l'ultimo leader dell'Unione Sovietica - quando il cardinale giunse al Cremlino per portarmi l'invito di Giovanni Paolo II. E' stata l'occasione per un incontro molto personale e molto piacevole durante il quale sono rimasto colpito dalla sua grande apertura".
Sì, ammise Gorbaciov, c’erano dei cambiamenti già in corso in Unione Sovietica, ma l’incontro con il Cardinale e la lettera di Giovanni Paolo II “furono l’avvio per altri e più importanti cambiamenti”, anche perché Casaroli “giocò un ruolo “che non fu solo diplomatico, ma di autore della politica”.
E, riguardo il dialogo che si era avviato con la Santa Sede, Gorbaciov disse: “Non potevamo tornare indietro, dopo i passi che Casaroli aveva fatto verso una nuova Europa”.