Si tratta di n annullamento, perché il Patriarca aveva confermato che avrebbe partecipato all’evento in un incontro con l’ambasciatore del Kazakhstan a Mosca lo scorso 1 maggio, e successivamente in molti avevano riportato la notizia della presenza del Patriarca a Nur Sultan.
La Sala Stampa della Santa Sede aveva confermato il viaggio del Papa in Kazakhstan per il Congresso, e il 2 agosto, nel programma della visita, c’era un riferimento generale a “incontri privati con diversi leader religiosi”.
Nell’intervista con Ria Novosti, il metropolita Antonij ha anche fatto riferimento al fatto che si pensava ad un incontro tra Papa Francesco e il Patriarca Kirill a Gerusalemme il 14 giugno 2022, incontro che poi è stato cancellato per ragioni di opportunità.
“Prima di tutto – ha detto il metropolita – vorrei notare che, piuttosto recentemente, ci si stava preparando ad un secondo incontro tra Sua Santità il Patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Rus’ e Papa Francesco. Il primo di questi incontri ha avuto luogo, come noto, nel febbraio 2016 all’Avana, a Cuba. Tuttavia, questa primavera, con nostra profonda sorpresa, il Vaticano ha unilateralmente e pubblicamente annunciato che le preparazioni per l’incontro era stato sospese e che lo stesso incontro non avrebbe avuto luogo”.
Nelle parole del metropolita si legge un certo risentimento per la decisione vaticana. L’incontro si sarebbe collegato ad un viaggio del Papa in Libano, ma alla fine la cancellazione dell’incontro era dovuto anche a ragioni di opportunità, per via della posizione che il Patriarcato di Mosca aveva preso sulla guerra in Ucraina. Papa Francesco aveva annunciato in una intervista con il quotidiano argentino La Nacion del 22 aprile che non avrebbe incontrato il Patriarca Kirill, e l’allora capo del Dipartimento di Reazioni Esterne del Patriarcato di Mosca, il metropolita Hilarion, aveva spiegato che “gli eventi degli ultimi due mesi ci hanno forzato a fare modifiche ai piani e posporre l’incontro. Troppe difficoltà verrebbero fuori oggi, nella sua preparazione. Questo riguarda la sicurezza, la logistica e la copertura pubblica dell’incontro. Aspetteremo per un tempo più favorevole”.
La risposta di Antonij, tuttavia, sottolinea che la decisione di Papa Francesco era unilaterale e forse la cancellazione della partecipazione di Kirill all’evento di Nur Sultan è una risposta a quella decisione.
Il Patriarcato, tra l’altro, sembra voglia un incontro personale, e non un “a margine” di un convegno organizzato da leader esterni, e anche questo può aver pesato dalla decisione.
Non si sa se di questo il metropolita Antonij abbia discusso nel suo incontro con l’arcivescovo Giovanni D’Aniello, nunzio apostolico a Mosca. L’incontro è avvenuto lo scorso 24 agosto, e un comunicato del Patriarcato di Mosca spiega solo che “le parti hanno discusso questioni di reciproco interesse”.
Si trattava comunque del primo incontro tra il nunzio e il nuovo capo del Dipartimento per le Relazioni Ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca. Lo scorso 5 agosto, dopo l’incontro con Papa Francesco, il metropolita Antonij era stato ricevuto anche dall’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati.
FOCUS EUROPA
La presidente di Ungheria dal Papa, i temi dell’incontro
Lo scorso 25 agosto, Katalin Novak, presidente di Ungheria, è stata in udienza da Papa Francesco. Una udienza attesa, per la nuova presidente, che partecipa a Frascati anche ad un incontro dell’International Catholic Legislators Network, di cui è parte da diversi anni.
Dopo l’incontro con Papa Francesco, Novak ha reso una dichiarazione su twitter in cui sottolineava che “durante la mia udienza il Santo Padre si è particolarmente interessato alla politica della famiglia ungherese. Ha accolto con favore il fatto che il numero dei matrimoni sia raddoppiato e che gli aborti si siano dimezzati in Ungheria. Il Santo Padre ci ha ringraziato per aver difeso le famiglie tradizionali e i cristiani perseguitati. Abbiamo concordato con Sua Santità Papa Francesco che è nostro obiettivo comune avere la pace in Ucraina il prima possibile”.
Particolarmente importante è invece la lunga intervista concessa alla sezione ungherese di Vatican News.
Si scoprono così dei dettagli interessanti. Il primo è che la presidente non ha usato interpreti, perché ha deciso di parlare con il Papa in spagnolo, che conosce, pur non essendo la sua lingua più forte (conosce perfettamente inglese, francese e tedesco). È stato “un rischio” decidere di parlare spagnolo, ma “anche una buona decisione, il Santo Padre la ha molto apprezzata”, e questo ha permesso anche di avere un incontro di 40 minuti senza alcun tipo di filtro.
Di cosa hanno parlato il Papa e la presidente di Ungheria?
Prima di tutto, dell’opportunità che ci sia una leader donna a capo dell’Ungheria anche a ragione della guerra in Ucraina, e il Papa ha detto di apprezzare i leader femminili, avendo “convinzione ed esperienza personale che quando ci sono problemi, quando ci sono conflitti nel mondo, quando c'è bisogno dell'intuizione femminile, della delicatezza femminile, delle donne dobbiamo alla loro capacità di mediare tra le parti in conflitto, oppure possiamo trarre molto da ciò che abbiamo imparato nell'educazione dei figli”.
Anche Novak sente che l’approccio femminile può aiutare a mettere da parte il conflitto radicato e fare qualche progresso nei negoziati.
La presidente è madre di tre figli, e il più grande ha 18 anni, e se ci fosse stata una guerra sarebbe stato arruolato. Pertanto, spiega, “come madre, posso sentire profondamente com'è essere la madre di un adulto e di un figlio quasi adulto, e com'è ora per quelle madri ungheresi transcarpatiche che conoscono i loro figli al fronte e non sanno se non li vedranno mai più. Com'è per quelle madri in Transcarpazia, in Ucraina o persino in Russia, che devono dire addio ai loro mariti, fratelli e figli, e com'è mandare i nostri figli al fronte in guerra? E com'è per i ragazzi dire addio alle loro famiglie? Non vogliamo questo, vogliamo che noi ungheresi - questa generazione e quella dopo di loro - non sappiamo cosa hanno vissuto i nostri bisnonni e bisnonni quando si trovavano in una situazione del genere e hanno dovuto mandare i loro figli militari per la loro strada”.
È un tema affrontato anche con Papa Francesco. Ed è un tema che ha portato naturalmente a parlare di “famiglie, di aiuto alle famiglie tradizionali”, sottolineando l’enorme significato dell’amore tra un uomo e una donna e l’amore per i figli, che danno un senso nuovo alla vita.
Con Papa Francesco – ha detto Novak – “abbiamo parlato anche di questo e di quanto sia triste e dannoso che i giovani di oggi, d'altra parte, incontrino spesso l'approccio che il bambino è un peso, che il bambino - per le dimensioni della sua impronta ecologica - è una minaccia alla sopravvivenza della Terra, che avere figli è solo un peccato, che non vale la pena e, in certi casi, può ostacolare la realizzazione professionale, oppure può essere un ostacolo, quindi per me personalmente”.
Novak ha anche detto di aver consegnato personalmente a Papa Francesco una lettera di invito perché visiti l’Ungheria il prossimo anno, per una visita più lunga di quella che lo ha portato solo al Congresso Eucaristico Internazionale . Il Papa stesso aveva espresso questo desiderio, e ha risposto a Novak che “i suoi piani includono una visita in Ungheria per il prossimo anno e che potrebbe essere realizzata nella prima metà dell'anno”.
La presidente ha stata per otto anni la responsabile del governo di Ungheria per le politiche famigliari, e lei ricorda di aver lavorato per “per rendere più facile concepire e crescere bambini in Ungheria” e per “per rimuovere gli ostacoli ai giovani che si frappongono all'avere figli e alla creazione di una famiglia, dal momento che i giovani fondamentalmente - soprattutto in Ungheria - vogliono figli, vogliono vivere in una famiglia, ma questa è una tale questione di principio. La loro idea è che un giorno avranno un figlio, ma poi, in qualche modo, nel tempo, nel corso degli anni, questo desiderio svanirà e poi alla fine non avranno un figlio”.
Dato che le ragioni sono spesso economiche, l’obiettivo è che in Ungheria le questioni economiche non siano “ostacolo alla creazione di una famiglia o all’avere un altro figlio”, cosa che portato l’Ungheria ha investire il 6 per cento del PIL in politiche famigliari, introducendo anche il sostegno al bambino, l'aiuto per la costruzione di case o che abbiamo costruito asili nido, il congedo parentale anche per i nonni. La presidente afferma che ”Ne vediamo i risultati - e ne abbiamo parlato con il Santo Padre - poiché il numero dei matrimoni è raddoppiato. Se consideriamo che dieci anni fa in Ungheria c'erano solo 35.000 matrimoni, ora ha già superato i 72.000 l'anno scorso...”
Il Papa “è rimasto molto sorpreso, perché da un lato parlava proprio di questo ed esprimeva tristemente come il matrimonio sia ‘passato di moda’, ad esempio in Italia, o in tutta Europa, in modo significativo parte del mondo sviluppato, il matrimonio viene abbandonato”.
Novak ha anche sottolineato che si è dimezzato anche il numero degli aborti, cosa che non è disgiunta dal sostegno alla famiglia. La presidente nota che in Ungheria la famiglia è considerata nel senso allargato, e “ciò significa che la famiglia è importante per le persone in Ungheria e dobbiamo solo abbracciarla, dobbiamo aiutarla e dove vediamo un ostacolo, dobbiamo aiutarci ad abbatterlo. Non possiamo abbattere tutti gli ostacoli, ma possiamo aiutare in questo, e possiamo e dobbiamo dirlo, di questo ne abbiamo parlato anche con il Santo Padre - che dobbiamo respingere la dannosa guerra ideologica che mira a disgregare le famiglie tradizionali”.
FOCUS CENTRO AMERICA
Nicaragua, le parole del clero di Estelì
Il governo del presidente Daniel Ortega ha chiuso nel corso della settimana Radio Stereo Santa Fe, della diocesi di Estelì, che era in servizio da 28 anni. Della diocesi di Estelí fanno parte le parrocchie di Estelí, Madriz e Nueva Segovia.
L'emittente ha reso noto il testo con il quale Servizio di Telecomunicazioni, TELCOR, ha intimato al direttore di Radio Stereo Fe, Álvaro José Toledo Amador, di chiudere immediatamente le trasmissioni perché con la morte nel 2021 dell’ex direttore padre Francisco Valdivia sarebbe scaduta la licenza concessa. La decisione di chiudere Radio Stereo Fe è arrivata all’indomani di una trasmissione durante la quale era stato letto il comunicato del clero della diocesi di Estelí nel quale si illustrava la situazione che sta vivendo la Chiesa nicaraguense. Nel testo si denunciava apertamente l’azione del governo con la decisione di porre agli arresti domiciliari per 15 giorni nella Curia arcivescovile di Matagalpa il vescovo locale e amministratore apostolico della diocesi di Estelí, monsignor Álvarez, poi arrestato insieme ad altre 9 persone, tra sacerdoti e laici, e condotti a Managua. Il comunicato della diocesi di Estelì ricordava anche tutte le azioni intraprese dal governo contro la Chiesa dal 2018, come l’ingiusta detenzione di sacerdoti e vescovi, con false accuse a loro carico.
Tra le azioni del governo, c'è anche l'espulsione ingiustificata delle suore della Congregazione di Santa Teresa di Calcutta, l'espulsione del Nunzio Apostolico, la cancellazione dello status giuridico della Cáritas di Estelí, la chiusura di università e media cattolici.
La lettera denunciava l’incitamento all’odio portato avanti da Ortega già il 19 luglio 2018, quando “accusò pubblicamente alcuni vescovi di essere golpisti e terroristi”, sottolineava che si accusano i sacerdoti silenti, quand “sapete bene che quello che abbiamo fatto è stato un lavoro di mediazione evitando morte non necessarie”.
“La nostra missione – scriveva il clero della diocesi – è naturalmente evangelizzatrice, pastorale, pacifica e siamo amanti della pace, una pace fondata su verità, giustizia, libertà amore”.
La lettera chiedeva al governo di rispettare la Costituzione, metteva in luce che le azioni contro il loro vescovo erano fatte direttamente a loro e annunciavano che avrebbero continuato a “pregare perché il Signore conceda la grazia dello Spirito Santo e possano correggere tutte le barbarità che stanno compiendo contro la nostra Chiesa Nicaraguense”.