Padova , venerdì, 26. agosto, 2022 16:00 (ACI Stampa).
"In genere, i santi veri, non sono consapevoli di essere santi durante il loro pellegrinaggio su questa terra. Anzi, fino all’ultimo momento della loro esistenza si sentono sempre peccatori, i più peccatori dei peccatori più indegni, seppur oggetti dell’amore misericordioso di Dio.
Il nostro nuovo beato non è un’eccezione a questa regola. Egli, come tutti i santi e beati, sono arrivati in cielo senza fare tanti discorsi teorici sulla santità, ma principalmente attraverso una vita santa vissuta nella propria esistenza". Lo scrive il cardinale Robert Sarah, Prefetto emerito della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, nel ricordare Albino Luciani, divenuto papa Giovanni Paolo I. Un santo che non aveva idea di esserlo, a causa anche della sua grande modestia e umiltà. Un tratto del suo carattere che diventa cifra della sua esperienza di fede, della sua azione in qualità di vescovo, patriarca e del suo breve ma illuminante pontificato.
Tra qualche giorno, esattamente il 4 settembre prossimo, Giovanni Paolo I sarà beatificato. E da qualche tempo si è riacceso molto l’interesse verso la sua persona, la sua vita, il suo pensiero e il suo pontificato: si pubblicano libri, si organizzano seminari e incontri. Ecco allora in evidenza i due titoli che stanno arrivando nelle librerie a cura della casa editrice Ares: "Il Postino di Dio", a cura di Nicola Scopelliti che raccoglie numerosi ricordi e studi di personaggi autorevoli che hanno conosciuto Albino Luciani-Giovanni Paolo I. Il libro contiene anche la testimonianza al processo per la beatificazione di Luciani resa dal Papa emerito Benedetto XVI. Testimonianza che contiene, tra l’altro, un ricordo commosso del loro primo incontro, a Bressanone, un anno prima dell’elezione di Luciani al soglio pontificio. Con i preziosi contributi, tra i molti altri, del cardinale Pietro Parolin, della nipote Pia Luciani, di monsignor Giuseppe Andrich, del cardinale Angelo Comastri, del cardinali Robert Sarah e Angelo Scola e del segretario del neobeato monsignor Francesco Taffarel.
L'altro titolo è "Giocare con Dio", a cura di monsignor Taffarel e dello stesso Scoppeliti un’antologia di motti, aneddoti, storie brevi, allegri o edificanti a cui Luciani ricorreva nei suoi discorsi, nelle sue omelie. Di questo testo ci occuperemo più a fondo la prossima settimana.
Emerge, dalla raccolta di testimonianze e di riflessioni, un ritratto ricco e poliedrico, che scavalca le definizioni un po' stereotipate, come quella del Papa del sorriso, per la sua abituale amabilità. Il suo aspetto umile, semplice, sorridente "può aver fatto credere a qualcuno che egli si fosse trovato al vertice della Chiesa (….) come uno sprovveduto e disorientato “probando” che entra in convento per la prima volta, per iniziare la sua vita di monaco o di religioso", spiega Scopelliti nell’Introduzione del libro. Ma la realtà è diversa: "Non è caduto dalla luna. Non vorrei che l’umiltà e il sorriso di Papa Luciani venissero male interpretati. Fermissimo il volere e infrangibile la coerenza". Ferma volontà, passi decisi, controcorrente, ironia, intelligenza, vasta cultura e insieme capacità di essere semplice, di farsi capire da tutti, di ascoltare tutti. Qualche esempio. Giovanni Paolo I decide di abbandonare l’uso del plurale maiestatis, rivolgendosi ai fedeli in prima persona. Rinuncia all’imposizione sul capo della tiara. Nelle catechesi e nelle omelie cita Trilussa, e molti altri scrittori e poeti, nelle sue catechesi. Come ricorda nel suo intervento monsignor Giuseppe Andrich "sin da giovane iniziò a scrivere. Gli piaceva fare il giornalista. Comunicare con la parola scritta. Era stato allenato già dagli anni del seminario quando scriveva nel Bollettino parrocchiale, poi per L’amico del Popolo, il settimanale diocesano. Nel 1960 scrisse una serie di articoli su 'la parola di Dio “incartata”,' cioè sull’opportunità di fare dei giornali un canale di evangelizzazione. Un capitolo importante, che andrebbe sviscerato, è il suo impegno per rivalutare il linguaggio dei film. Sorprendente fu poi la passione per la storia dell’arte, e in modo particolare per la storia dell’arte locale". Insomma, il suo pensiero e le sue indicazioni aprono orizzonti molti ampi, che spaziano in molti campi, in cui trovare punti di riferimento sicuri per questi nostri tempi confusi, smarriti, “liquidi”.