Rimini , mercoledì, 24. agosto, 2022 12:30 (ACI Stampa).
Al Meeting dell’Amicizia tra i popoli, in svolgimento a Rimini, lo spazio dedicato alle mostre è sempre stato ben curato e ben documentato; per questo richiama l’interesse dei visitatori. E tra le mostre allestite quest’anno, quella da non perdere racconta storie di persone che hanno trascorso parte della vita nei lager senza perdere la dignità: ‘Uomini nonostante tutto. Storie da Memorial’, curata dalla Fondazione Russia Cristiana e dall’Associazione Memoria.
La mostra, suddivisa in cinque sezioni, nasce da due percorsi espositivi realizzati negli ultimi anni a Mosca da Memorial sulla base dei propri archivi e collezioni museali: il primo, dedicato alle lettere
che i padri scrivevano ai figli e alle famiglie dai lager; il secondo, sull’universo femminile nei lager, sui piccoli oggetti (ricami, disegni, pupazzetti), che le madri in lager confezionavano per i figli, nel
disperato tentativo di mantenere vivo un legame che a causa del passare degli anni e della propaganda del regime sembrava inesorabilmente destinato a spezzarsi.
Attraverso queste corrispondenze e questi oggetti (a volte poveri, ingenui, a volte testimoni di una sorprendente creatività) emergono storie straordinarie di umanità, amicizia, di dolore e di verità, che
documentano la passione per l’uomo che si conserva nelle più intime fibre della persona. In ogni sezione si alternano ‘voci’ che sottolineano le condizioni disumane, volte appunto a umiliare,
annichilire la persona, ed altre che parlano della dignità riconquistata, che consente di restare uomini.
Per comprendere meglio la mostra abbiamo chiesto alla prof.ssa Giovanna Parravicini (ricercatrice della fondazione ‘Russia Cristiana’ e specialista di storia della Chiesa in Russia nel XX secolo e di storia dell’arte bizantina e russa) di spiegare l’attualità di mons. Giussani per il mondo
dell’Europa orientale:
“Don Giussani ha sempre sentito il mondo ortodosso come parte ineliminabile dell'esperienza e della testimonianza cristiana di fronte al mondo. In un mondo diviso, ha sempre fatto riferimento a
un'unità che ci precede e ci abbraccia insieme, ‘Cristo tutto in tutti’. Questo è stato di immensa importanza sia nel lavoro di sostegno alle comunità della ‘Chiesa del silenzio’ negli anni del
comunismo, sia nel lavoro che successivamente abbiamo intrapreso in Russia, collaborando con varie strutture ecclesiastiche e culturali, in particolare attraverso l’operato del Centro ‘Biblioteca
dello spirito’ a Mosca. La sua indicazione, infatti, ci ha aiutato a porci in un atteggiamento di fraterna apertura ad accogliere la ricchezza del mondo orientale e a proporgli i doni della nostra
tradizione. Quest’esperienza di unità, che nasce nell’io e si riverbera in tutti gli aspetti del vivere, giungendo fino al giudizio storico, alla politica e all’economia, è di estrema importanza oggi, in un
momento così conflittuale, in cui talvolta le gerarchie ecclesiastiche, nei Paesi dell’Est Europa, non rappresentano più delle guide spirituali affidabili agli occhi dei fedeli. La centralità di Cristo dona respiro alla persona e consente di guardare con fiducia e misericordia alla Chiesa”.