Accordo con Sao Tomé e Principe
A 38 anni dallo stabilimento della nunziatura e delle relazioni diplomatiche, la Santa Sede firma un accordo con la Repubblica Democratica di Sao Tomé e Principe, arcipelago al largo dell’Angola che fu di dominazione portoghese.
La firma dell’Accordo è avvenuta a Sao Tomé, nella Sala delle Riunioni del Ministero degli Esteri, lo scorso 15 agosto. Da parte della Santa Sede, c’era l’arcivescovo Giovanni Gaspari, nunzio apostolico a Sao Tomé e Principe, e da parte dello Stato Edite Ramos da Costa Ten Jua, ministro degli Affari Esteri, della Cooperazione delle Comunità.
Ad assistere all’atto, c’erano, da parte della Santa Sede, il vescovo Antonio Lungieki Bengui, amministratore apostolico sede vacante della diocesi di Sao Tomé e Principe; il vescovo emerito della diocesi Manuel Antonio Mendes dos Santos; don Chrisoph Seiler, segretario della nunziatura apostolica in Angola e in Sao Tomé e Principe; e poi don Telmo da Gloria Serodia, Cancelliere dell Curia di Sao Tomé ,e la segretaria della Curia Maria Madalena Cravid.
Da parte di Sao Tomé e Principe c’erano il ministro della Giustizia, dell’Amministrazione Interna e dei Diritti Umani Cilcio Bandeira Pires dos Santos; il direttore del gabinetto del primo ministro Edviair Carvalho e il consigliere del diplomatico del primo ministro Homero Jeronimo Salvaterra, nonché il direttore del dipartimento per la Cooperazione Internazionale Melany dos Santos e il consigliere del ministro degli Affari Esteri Mateus Meira Rita.
Si legge in un comunicato della Sala Stampa della Santa Sede che “l’accordo, redatto in lingua italiana e portoghese e composto da 28 articoli, entrerà in vigore con lo scambio degli Strumenti di Ratifica. Esso stabilisce il riconoscimento della personalità giuridica della Chiesa cattolica e delle istituzioni ecclesiastiche e definisce il quadro giuridico dei rapporti tra la Chiesa e lo Stato”.
L’Accordo – si legge ancora – “consolida ulteriormente i vincoli di amicizia e di collaborazione esistenti tra le due Parti, le quali, pur salvaguardando l’indipendenza e l’autonomia che sono loro proprie, si impegnano a collaborare per il benessere spirituale e materiale della persona umana, così come per la promozione del bene comune”.
L’accordo con Sao Tomé e Principe viene due anni dopo l’accordo con l’Angola,
firmato il 13 settembre 2019 e ratificato il 21 novembre dello stesso anno.
FOCUS AMERICA LATINA
La questione del Nicaragua
L’ultimo attacco è avvenuto il 19 agosto, con l’irruzione della polizia nell’episcopio di Matagalpa, che ha portato all’arresto del vescovo Rolando Alvarez e di 8 tra sacerdoti, seminaristi e laici che erano con lui. Il vescovo Alvarez, delegato della comunicazione della Conferenza Episcopale e uno dei prelati più influenti e conosciuti del Paese, era già stato oggetto di attacchi, tanto che aveva cominciato uno sciopero della fame.
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Il regime di Daniel Ortega e della moglie Rosario Murillo negli ultimi mesi ha intensificato gli attacchi contro la Chiesa, Dal 2018 ci sono stati più di 190 attacchi contro la Chiesa cattolica, i suoi vescovi, sacerdoti, fedeli e templi, all'ombra della dittatura di Daniel Ortega
Il regime Ortega aveva anche ordinato di chiudere la tv Canal 51 della Conferenza Episcopale del Nicaragua, e aveva preso la decisione di espellere il nunzio, l’arcivescovo Waldemar Sommertag, nonché di abolire del tutto il ruolo del decano del Corpo Diplomatico, per tradizione appannaggio proprio del rappresentante della Santa Sede.
In questa complessa situazione, 26 ex capi di Stato e di governo di Spagna e America Latina si sono riuniti il 17 agosto, e hanno rilasciato una dichiarazione in cui hanno mostrato preoccupazione per la “persecuzione religiosa messa in atto dalla dittatura” del presidente Ortega e hanno fatto appello al Papa perché parli in difesa del popolo nicaraguense e della sua libertà religiosa.
I politici sono riuniti sotto la sigla di IDEA (Iniciativa Democrática de España y las América) e hanno chiesto a Papa Francesco una “ferma posizione” di fronte “ai roghi delle chiese e la selvaggia posizione delle immagini del culto cattolico” nel Paese centroamericano. Crimini, si legge nella nota, che “ricordano le persecuzione del nazismo e i roghi di libri del 1933”.
Secondo i politici di IDEA, scopo di questi attacchi non è altro che “decostruire le radici culturali e spirituali del popolo nicaraguense fino a lasciarlo nella anomia”, in modo che diventi facile prigioniero grazie alla “distruzione della sua dignità e radici culturali”, come rivela un’altra decisione del governo Ortega, ovvero la chiusura dell’Accademia Nicaraguense di Lingua.
“Ora – sottolinea il comunicato – avanza fino alla persecuzione dei leader episcopali cattolici, i sacerdoti e le religiose”.