Città del Vaticano , venerdì, 26. agosto, 2022 10:00 (ACI Stampa).
Nei suoi concistori Papa Francesco ci ha abituati alle sorprese. Il Papa ha allargato l’orizzonte, non guardando più a quelle sedi tradizionalmente o storicamente cardinalizie, ma ha preferito guardare a quelle che lui stesso ha più volte definito periferie.
Si pensi, ad esempio, che il Papa non ha annoverato nel Sacro Collegio figure quali l’Arcivescovo di Milano, il Patriarca di Venezia, l’Arcivescovo di Cracovia, l’Arcivescovo di Armagh. Ad ogni concistoro Francesco ha inserito in lista nomi inattesi provenienti da ogni angolo della Terra. 18 le nazioni che prima del suo pontificato non avevano avuti rappresentanti nel Collegio Cardinalizio.
Ecco allora il primo cardinale birmano Charles Maung Bo, il primo di Tonga Soane Patiti Paini Mafi, il primo capoverdiano Arlindo Gomes Furtado, il primo della Repubblica Centrafricana Dieudonnè Nzapalainga. Ma anche il primo svedese Anders Arborelius, il primo lussemburghese Jean Claude Hollerich, il primo ruandese Antoine Kambanda.
Focalizzandosi sull’Italia, Francesco punta su pastori alla guida di diocesi che non avevano alla loro testa cardinali da secoli o che non ne avevano mai avuti: Perugia, Siena, Ancona, Agrigento, L’Aquila, Como. Stesso discorso può essere esteso al resto del mondo. Sfogliando nomi e luoghi ecco entrare nel Sacro Collegio i Vescovi di Morelia in Messico, Fatima in Portogallo, San Diego negli Stati Uniti, Wa in Ghana, Ulan Bator in Mongolia.
Francesco è anche il Papa che – dall’introduzione del Motu proprio Ingravescentem Aetatem del 1970, che esclude i cardinali ultraottantenni dall’ingresso in conclave – ha creato più dei suoi predecessori il maggior numero di cardinali esclusi dal conclave per via dell’età. Contando quelli che saranno creati domani sono complessivamente 26. Benedetto XVI ne ha nominati 16 e Giovanni Paolo II 21.