Città del Vaticano , mercoledì, 24. agosto, 2022 16:00 (ACI Stampa).
E’ il 7 ottobre 1919 quando Benedetto XV invia all’Arcivescovo di Parigi, il Cardinale Amette, la lettera Amor Ille Singularis in occasione della consacrazione della Basilica del Santissimo Cuore di Gesù a Montmartre.
“Noi nutriamo la convinzione – scriveva il Papa - che anche il culto del Sacratissimo Cuore di Gesù sia stato al tempo debito e per volontà divina proposto al mondo come oggetto di particolare venerazione, quando cioè, scemando in molti l’ardore della carità, non pareva possibile riaccenderlo se non alla fiamma di questo amore divino. Così il Signore ha mostrato che, secondo la promessa, è e sarà con noi fino alla consumazione dei secoli, sempre ardente della stessa carità che lo bruciava quando si fece uomo e patì e morì per noi”.
Benedetto XV ricordava che la Basilica di Montmartre fu iniziata “molti anni fa, in adempimento di un voto popolare per testimoniare la memore gratitudine della Francia verso il Cuore di Gesù, ma la sua consacrazione è stata rinviata fino a questo momento, nel quale si impone alla vostra nazione il dovere santissimo di dare una significativa dimostrazione della sua gratitudine verso Dio per essere uscita vittoriosa dalla più grande guerra che sia mai stata combattuta a memoria d’uomo”.
Il Sacro Cuore – ribadiva il Pontefice – va adorato come “dispensatore di ogni bene, il quale, se ha amato e ama di vivo amore l’intero genere umano, ha arricchito il vostro popolo di speciali benedizioni. Ma all’amore si risponde con l’amore: e nessun precetto è più insistentemente ripetuto sia nel nuovo Testamento, sia nel Vecchio, quanto quello, valido per ogni luogo ed ogni tempo, nel quale solo è contenuta l’intera Legge. Il Cuore santissimo, dunque, mentre dimostra in modo sensibile l’immenso amore di Gesù verso i figli, troppo spesso immemori, ci ricorda allo stesso tempo questo nostro primario dovere di amare Dio sopra ogni cosa e di amare il prossimo come noi stessi”.
Bisogna amare il prossimo – concludeva Benedetto XV - compresi i “nemici, dal momento che noi tutti siamo uniti da un vincolo fraterno in quanto figli dello stesso Dio e redenti dallo stesso sangue di Gesù Cristo. Sappiamo in realtà che questo precetto di Cristo Signore non piace al mondo, al punto che coloro che ne affermano e ne difendono il valore sacro vedono le proprie intenzioni fatte oggetto di interpretazioni malevole e di ogni sorta di ingiurie. Questo toccò a Gesù Cristo, quasi la stessa sorte tocca al Vicario di Gesù Cristo: né diversa sorte toccherà mai a chiunque predicherà il perdono delle offese e l’amore verso chi ci avrà fatto del male o avrà assalito la nostra patria. Tuttavia le offese dei malvagi non devono distogliere alcuno dall’osservare e dal sostenere questo così importante precetto evangelico, nel quale si trovano il fondamento di una serena convivenza umana e la stabilità sociale”.