Assisi , giovedì, 11. agosto, 2022 12:30 (ACI Stampa).
A settembre del 2010 papa Benedetto XVI ha dedicato un’udienza generale a santa Chiara di Assisi, sottolineando che è stata una donna ‘coraggiosa’, capace ‘di dare un decisivo impulso per il rinnovamento della Chiesa’, tantoché ottenne dai papi dell’epoca il ‘Privilegium Paupertatis’: “In base ad esso, Chiara e le sue compagne di san Damiano non potevano possedere nessuna proprietà materiale. Si trattava di un’eccezione veramente straordinaria rispetto al diritto canonico vigente e le autorità ecclesiastiche di quel tempo lo concessero, apprezzando i frutti di santità evangelica che riconoscevano nel modo di vivere di Chiara e delle sue sorelle”.
Ed in occasione della festa della santa assisate, scelta da papa Pio XII quale patrona della televisione, p. Massimo Fusarelli, Ministro generale dell'Ordine dei Frati Minori, ha inviato una lettera alle Clarisse, sottolineando l’importanza della vocazione in un momento di grande conflittualità mondiale: “Anche quest’anno allora siamo provocati a chiederci di nuovo quale sia il centro della nostra vocazione e come esso possa dare luce e speranza a questo tempo difficile. Sono tornato per questo, attraverso una lettura orante, al Testamento di santa Chiara e voglio cogliere con voi alcuni suoi passaggi che mi sembra ci aiutino a dire una parola importante per cercare un punto di sintesi che ci aiuti a unificare gli elementi diversi della vocazione ed elezione ricevuta. Questo punto mi sembra si possa sintetizzare così: ‘avere cura’, vivere cioè con vigilanza e attenzione il dono ricevuto, lasciarlo crescere per il bene della Chiesa, pellegrina tra gli uomini”.
Proprio la cura è all’origine del suo testo testamentario, in quanto è origine della vocazione: “Chiara esprime al Padre attraverso Francesco la sua gratitudine per la vocazione, che accoglie con le sue sorelle come un dono che viene dall’alto… Chiara parla di una ‘illuminazione del cuore’, che ha ricevuto dal Padre e di una ‘ispirazione’ maturata in lei attraverso l’esempio e la parola del padre San Francesco: questi due elementi, essenziali in ogni vocazione, vanno custoditi lungo tutta la vita”.
La vocazione è un dono, che ha bisogno di cura: “Vocazione è dono non una volta per tutte, ma cresce attraverso una cura costante. Per questo abbiamo bisogno continuamente di esporci alla presenza e alla parola del Signore per ricevere questa illuminazione del cuore, alla cui luce possiamo riconoscere la verità della vita a cui siamo chiamati, l’ispirazione che la muove”.
Cura è la custodia della presenza di Dio: “Avere cura vuol dire custodire la presenza e la voce dello Spirito del Signore in noi, restare attenti alle vie da percorrere per vivere oggi in modo dinamico la nostra vocazione. Impariamo ad aver cura della luce e dell’ispirazione che il Signore non cessa di seminare abbondantemente tra noi. Non riduciamo il carisma e la vocazione a una serie di regole da osservare oppure a un continuo cambio di modalità e di espressioni, perchè la cura chiede fedeltà, attenzione, crescita in profondità, nutrimento delle radici”.