Città del Vaticano , lunedì, 1. agosto, 2022 14:00 (ACI Stampa).
"Alfonso fu il rinnovatore della morale: a contatto con la gente incontrata in confessionale, specialmente nel corso della predicazione missionaria, egli gradualmente e non senza fatica sottopose a revisione la sua mentalità, raggiungendo progressivamente il giusto equilibrio tra la severità e la libertà".
Così nel 1987 Giovanni Paolo II descriveva Alfonso Maria de' Liguori a 200 anni dalla sua morte. In una lettera in cui ripercorreva la sua biografia che ricordava come da brillante avvocato del Foro di Napoli fosse diventato servitore degli ultimi, e poi vescovo, oltre che scrittore e teologo.
E proprio "Nel campo della controversia teologica egli si impegnò contro movimenti allora emergenti: l'illuminismo, che minava dalle fondamenta la fede cristiana; il giansenismo, sostenitore di una dottrina sulla grazia, che, invece di alimentare la fiducia e animare alla speranza, portava alla disperazione o, per contrasto, al disimpegno; il febronianismo che, frutto del giansenismo politico e del giurisdizionalismo, limitava l'autorità del romano Pontefice in favore dei prìncipi e delle Chiese nazionali. In sede strettamente dommatica si deve dire che Alfonso elaborò una dottrina della grazia imperniata sulla preghiera, la quale restituirà alle anime il respiro della fiducia e l'ottimismo della salvezza. Scrisse tra l'altro: «Dio non nega ad alcuno la grazia della preghiera, con ogni concupiscenza e ogni tentazione. E dico, e replico e replicherò sempre sino a che avrò vita che tutta la nostra salute sta nel pregare». Da qui il famoso assioma: «Chi prega si salva, chi non prega si danna»".
Ma Sant' Alfonso non era un dotto per pochi eletti. Anzi la sua era una spiritualità di popolo dice Giovanni Paolo II: "Ecco in breve: Tutti sono chiamati alla santità, ognuno nel proprio stato. La santità e la perfezione consistono essenzialmente nell'amore di Dio, che trova il suo culmine e la sua perfezione nell'uniformità alla volontà di Dio: non di un Dio astratto, ma di un Dio padre degli uomini: il Dio della «salvezza», che si manifesta in Gesù Cristo".
Uomo del popolo, missionario, vescovo, scrittore, teologo, insigne studioso della dottrina morale:"nessuno ignora quanto grande sia, specialmente in questo nostro tempo, l'importanza della teologia morale. Opportunamente il Concilio Vaticano II ha raccomandato: «Si ponga speciale cura nel perfezionare la teologia morale in modo che la sua esposizione scientifica, maggiormente fondata sulla Sacra Scrittura, illustri l'altezza della vocazione dei fedeli in Cristo e il loro obbligo di apportare frutto nella carità per la vita del mondo». Infatti, «il bene della persona è di essere nella Verità e di fare la Verità. Questo essenziale legame di Verità-Bene-Libertà è stato smarrito in larga parte dalla cultura contemporanea e, pertanto, ricondurre l'uomo a riscoprirlo è oggi una delle esigenze proprie della missione della Chiesa, per la salvezza del mondo»".