Città del Vaticano , mercoledì, 18. novembre, 2015 10:55 (ACI Stampa).
Il Giubileo è vicino. Lo ha ricordato stamane Papa Francesco incontrando i fedeli radunati in Piazza San Pietro per la consueta Udienza Generale.
“Davanti a noi – ha ricordato Francesco – sta la porta. Non solo la Porta Santa, ma l’altra, la grande porta della misericordia di Dio, e quella è una porta bella, che accoglie il nostro pentimento offrendo la grazia del suo perdono. La porta è generosamente aperta, ma noi dobbiamo coraggiosamente varcare la soglia. Coraggio, entriamo per questa porta! Ognuno di noi ha dentro di sé cose che pesano, tutti siamo peccatori: profetiamo e varchiamo la soglia di questa misericordia di Dio che non si stanca di perdonare, di aspettarci. Ci guarda, è sempre accanto a noi. Dal Sinodo dei Vescovi, che abbiamo celebrato nello scorso mese di ottobre tutte le famiglie, e la Chiesa intera, hanno ricevuto un grande incoraggiamento a incontrarsi sulla soglia di questa porta aperta. La Chiesa è stata incoraggiata ad aprire le sue porte, per uscire con il Signore incontro ai figli e alle figlie in cammino, a volte incerti, a volte smarriti, in questi tempi difficili. Le famiglie cristiane, in particolare, sono state incoraggiate ad aprire la porta al Signore che attende di entrare, portando la sua benedizione e la sua amicizia”.
“Se la porta di Dio è sempre aperta – ha esortato il Pontefice – anche le porte delle nostre chiese, delle nostre comunità, delle nostre parrocchie, diocesi, associazioni, movimenti, devono esser aperte, perché così tutti possono uscire a portare la misericordia di Dio. Giubileo significa la grande porta della misericordia di Dio, ma anche le nostre piccole porte della nostra Chiesa, aperte per lasciar entrare il Signore o, tante volte, lasciare uscire il Signore prigioniero delle nostre strutture, del nostro egoismo”.
Papa Bergoglio ha poi spronato la Chiesa a tenere le porte aperte: “Niente porte blindate nella Chiesa, niente! Tutto aperto! Il Signore non forza mai la porta: anche Lui chiede il permesso di entrare, come dice nel Libro dell’Apocalisse. Nell’ultima grande visione di questo libro così si profetizza della Città di Dio: Le sue porte non si chiuderanno mai durante il giorno, il che significa per sempre, perché non vi sarà più notte. Ci sono posti nel mondo in cui non si chiudono le porte a chiave, ma ce ne sono tanti dove le porte blindate sono diventate normali, non dobbiamo arrenderci all’idea di dover applicare questo sistema, che è anche di sicurezza, a tutta la nostra vita, alla vita della famiglia, della città, della società, e tanto meno alla vita della Chiesa. Sarebbe terribile! Una Chiesa inospitale, così come una famiglia rinchiusa su sé stessa, mortifica il Vangelo e inaridisce il mondo”.
“La Chiesa – ha proseguito ancora Papa Francesco – è la portineria, non è la padrona della casa del Signore. La gestione simbolica delle porte, delle soglie, dei passaggi, delle frontiere, è diventata cruciale. La porta deve custodire, certo, ma non respingere. La porta non dev’essere forzata, al contrario, si chiede permesso, perché l’ospitalità risplende nella libertà dell’accoglienza, e si oscura nella prepotenza dell’invasione. La porta si apre frequentemente, per vedere se fuori c’è qualcuno che aspetta, e magari non ha il coraggio, forse neppure la forza di bussare. Quanta gente ha perso la fiducia, non ha il coraggio di bussare alla porta del nostro cuore cristiano, alla porta delle nostre chiese. Non hanno il coraggio, gli abbiamo tolto la fiducia! Per favore, questo non accada mai! La porta dice molte cose della casa, e anche della Chiesa. La gestione della porta richiede attento discernimento e, al tempo stesso, deve ispirare grande fiducia”.