Città del Vaticano , domenica, 31. luglio, 2022 14:00 (ACI Stampa).
Se si pensa a Sant'Ignazio di Loyola, tutti associamo al suo nome uno dei capolavori della letteratura cristiana di tutti i tempi, gli Esercizi spirituali.
Rimane, invece, un po’ dimenticata la sua Autobiografia, testo altrettanto importante per comprendere non solo la spiritualità del fondatore della Compagnia di Gesù, ma anche l’uomo Ignazio e l’itinerario di vita che lo ha portato a essere il fondatore di una delle istituzioni religiose più importanti della storia della Chiesa.
La sua Autobiografia, conosciuta anche come Il racconto del Pellegrino, è stata dettata dal santo spagnolo nei suoi ultimi anni di vita (1553-1555) al devoto compagno gesuita Luis Gonçalves da Cámara. Dopo essere rimasto inedito per tre secoli e mezzo, Il racconto fu pubblicato nel testo originale solo all’inizio del Novecento. Questo testo rappresenta il resoconto del suo vertiginoso itinerario spirituale e umano; in queste pagine, vi è tutta l’epopea della vita del santo: dalle rivelazioni di Manresa ai viaggi in Palestina e in Italia; dagli studi a Parigi alla prima formazione della Compagnia di Gesù.
L’Autobiografia, con la sua prosa rapida e scarna, del tutto priva di vezzi letterari, conserverà comunque il respiro della narrazione orale, senza mai incorrere in commenti personali dell’autore: il testo, infatti, presenta al lettore i fatti e le cronache della biografia del santo in una sequenza minuziosa che rende il testo un vero e proprio "memoriale" nel quale la registrazione delle storie e dei personaggi si susseguono in una lineare prosa diaristica.
“A settembre(non mi ricordo quale giorno fosse) il Padre mi chiamò e cominciò a narrarmi, con chiarezza e precisione, tutta la sua vita e le sue ragazzate, con tutte le loro circostanze. In seguito mi chiamò, nello stesso mese, altre tre o quattro volte(...). Il modo di narrare del Padre è quello che gli è abituale in tutte le cose, cioè così chiaro che sembra che renda presente all’altro tutto il passato. (...) Io, senza dire niente al Padre, andavo immediatamente a metterlo per iscritto, dapprima in forma di appunti di mia mano, poi in maniera più estesa, come ora risulta scritto. Ho cercato di non introdurre nessuna parola che non l’abbia udita dal Padre, e se in qualche cosa temo di avere mancato, è nel non essere riuscito a rendere bene la forza di alcune parole del Padre, proprio per non essermene voluto discostare”. Sono le parole del Prologo di Padre Luis Gonçalves da Câmara al Racconto del Pellegrino.