Città del Vaticano , lunedì, 25. luglio, 2022 16:00 (ACI Stampa).
Nel 1522, cinque secoli fa, veniva eletto al soglio di Pietro Adriaan Florenszoon Boeyens, un vescovo di Utrecht.
Era poliglotta Adriano, contemporaneo di Enrico VIII, Carlo V e Francesco I, era uno degli uomini più colti del Sacro Collegio. Di Carlo V bambino il futuro papa fu il tutore, e di Isabella di Castiglia il confessore. Professore all’Università di Leuven, arcivescovo di Toledo e di Tortosa, condannò le tesi di Martin Lutero prima ancora di papa Leone X Medici. Era in Spagna al momento dell'elezione e non ne ebbe notizia che un mese più tardi; tornò a Roma solo dopo altri sei mesi durante i quali la comunicazione con la Curia non fu facile.
Lo ricorda OWL il bollettino della Biblioteca Vaticana che riporta anche tre iniziative per ricordare, ma soprattutto far conoscere, una figura sorprendente, un papa che non era a Roma quando fu eletto, l’ultimo pontefice non italiano prima di Giovanni Paolo II, il primo papa a sostenere la riforma della Chiesa, in capite ac in membris.
Ancora oggi ad Utrecht si può visitare l'edificio che dicono sia stata la sua residenza non lontana dalla cattedrale nata cattolica e ora, dopo un devastante temporale all'epoca delle riforma, chiesa protestante.
In Vaticano a ricordo del pontefice si è svolta una conferenza. The pope of the Low Countries: Adrian VI. Ad ospitarla è stato il Collegio Teutonico in Vaticano lo scorso 14 gennaio, è stata organizzata in collaborazione con l’Ambasciata olandese presso la Santa Sede; diversi interventi hanno ripercorso le tappe della vita del pontefice, la sua elezione, l’opera teologica e quella riformatrice, che egli riuscì solo a iniziare.