Città del Vaticano , venerdì, 22. luglio, 2022 13:00 (ACI Stampa).
La prelatura dell’Opus Dei resta come era prima. Ma le competenze sulla prelatura, di fatto fino ad ora una sorta di “diocesi senza territorio”, ora sono sotto il Dicastero per il Clero e non sotto il Dicastero per i Vescovi, come stabilito dalla Praedicate Evangelium. E, al di là del disbrigo delle situazioni correnti, ne consegue che anche il prelato non può più essere insignito dell’ordine episcopale. Prende, invece, il titolo di Protonotario apostolico soprannumerario con il titolo di reverendo monsignore.
Papa Francesco prende questa decisione con un motu proprio, “Ad Charisma Tuendum” (Per la tutela del carisma), pubblicato oggi, ma in vigore dal 4 agosto, in cui certifica il trasferimento di competenze e le nuove norme.
In pratica, il prelato dell’Opus Dei avrà il titolo di un vicario generale (anche se in realtà il titolo esatto sarebbe di reverendissimo monsignore), e dunque la prelatura personale non sarà più simile nella struttura alle prelature territoriali, come sono quelle di Pompei e Loreto, perché il prelato non potrà avere insegne pontificali e dunque di giurisdizione, come fu stabilito per i protonotari nella istruzione Ut Sive Sollicite del 1969, istruzione che riguardava titoli, vesti e insegne di Cardinali, vescovi e prelati.
Dopo quaranta anni, dopo, la prelatura personale dell’Opus Dei cambia, in qualche modo, forma, ma non sostanza. Lo stesso prelato, monsignor Ocariz, subito dopo la pubblicazione della Praedicate Evangelium aveva inviato una comunicazione a tutti i membri dell’Opus Dei sottolineando che, con la riforma, “cambia l’interlocutore ordinario con la Santa Sede (giacché molte delle questioni che la Prelatura tratta con la curia romana riguardano il suo presbiterio), ma non viene modificata in nulla la sostanza della Prelatura dell’Opus Dei, composta da laici e da sacerdoti, da donne e uomini, com’è sancito dagli Statuti che la Sede Apostolica diede all’Opera.
Ora lo stesso monsignor Ocariz sottolinea che il Papa voglia che il prelato sia “guida, ma soprattutto padre”.