Roma , lunedì, 25. luglio, 2022 14:00 (ACI Stampa).
“Il versetto del salmo 92 ‘nella vecchiaia daranno ancora frutti’ è una buona notizia, un vero e proprio ‘vangelo’, che in occasione della seconda Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani possiamo annunciare al mondo. Esso va controcorrente rispetto a ciò che il mondo pensa di questa età della vita; e anche rispetto all’atteggiamento rassegnato di alcuni di noi anziani, che vanno avanti con poca speranza e senza più attendere nulla dal futuro. A molti la vecchiaia fa paura”: così
inizia la lettera di papa Francesco indirizzata ai nonni ed agli anziani in occasione della seconda giornata, che si celebra domenica 24 luglio.
Per tale giornata abbiamo chiesto ad Edoardo Patriarca, presidente nazionale di Anla (Associazione nazionale lavoratori anziani) di spiegarci il motivo per cui ‘nella vecchiaia daranno molto frutto’:
“La vecchiaia non è avulsa dal percorso globale che la persona compie. Non è neppure una malattia o un naufragio. E’ un tratto di strada che è frutto di quello che abbiamo fatto in precedenza e che
precede il nostro compiersi definitivo: come ogni persona abbiamo un inizio e un fine (non una fine) da raggiungere. ‘Daranno molto frutto’ perché, secondo me, il venir meno delle forze rispetto
all’età giovane favorisce la vita intellettuale e spirituale a cui si accompagna qualcosa che solo gli anziani posseggono: la saggezza e l’esperienza che deriva loro dalla benedizione di una lunga vita.
Spero che tutti possano sperimentare la bellezza di un incontro con qualcuno che ti può insegnare e aiutare a vivere proprio perché ha già vissuto”.
Per quale ragione la vecchiaia fa paura?
“Fanno paura la solitudine, la non autosufficienza, l’abbandono, la malattia, non la vecchiaia in sé. Se ci pensiamo un attimo, tutti questi elementi negativi sono dovuti all’incuria della società che non
include, della famiglia che non ama, delle Istituzioni che non funzionano in termini di presa in carico. Fa paura l’egoismo che domina i rapporti sociali”.
In quale modo i nonni possono custodire il mondo?
“Le posso dire come i nonni sicuramente fanno bene al mondo: amando. Solo l’amore di chi ha sperimentato le ferite di una vita, l’amore che a loro volta hanno raccolto da chi li amati, l’amore che deriva dall’unica ragione di sopravvivenza, la vita dei figli e dei nipoti, può salvare questo
mondo. I nonni, gli anziani della nostra ANLA, si impegnano in attività di volontariato perché c’è bisogno non solo di testimoniare, ma di rendere concreto questo amore e lo fanno contribuendo alla costruzione del bene comune, la vita delle generazioni future”.
Come si può amare quello che sarà?
“E’ stato il tema generatore della quarta ‘Summer School’ di ANLA che abbiamo organizzato il mese scorso a Venezia. Abbiamo scelto di stare dalla parte della vita che giunge, indagando con
l’aiuto degli ospiti presenti i presupposti, le condizioni, le scelte che dovremo compiere personalmente e insieme per ‘amare quello che sarà’, per accudire, come ci ricorda Péguy, quella bambina irriducibile che si chiama Speranza. Il contributo personale è essenziale: ognuno di noi
custodisce sempre qualcosa di prezioso e unico da donare agli altri. Ora spetta a noi: non ci si volta indietro, si benedice il tempo che ci è dato di vivere per cambiare sguardo e rotta, per non cedere alle passioni tristi e investire piuttosto nella cura e nella giustizia; per non continuare a consumare il futuro nel presente, come sta accadendo da decenni, ma per mantenere la promessa di un futuro sostenibile, più fraterno e pacifico. Si pensa il domani insieme, e l’associazione è un luogo prezioso
per incontrarci, per intraprendere sentieri inesplorati, e confrontarsi con l’esperienza di coloro che hanno una responsabilità pubblica”.