Roma , lunedì, 18. luglio, 2022 11:00 (ACI Stampa).
L’enciclica Humanae Vitae su promulgata da Paolo VI il 25 luglio 1968. Subito messa sotto accusa per il no alla pillola anti-concezionale, anche grazie ad una calibrata campagna stampa che diffuse solo pareri di alcuni dei gruppi che consigliavano l’enciclica, l’Humanae Vitae è ancora pietra di scandalo. Eppure, un recente libro ha mostrato che no, Paolo VI non agì da solo, perché molti sostenevano il suo pensiero, mentre altri studi hanno messo in luce che ci furono vescovi, come Karol Wojtyla, che chiesero addirittura al Papa di far valere il criterio dell’infallibilità mostrando come l’enciclica si basava su una antica tradizione cristiana.
Non deve sorprendere, dunque, che In vista dell’anniversario della promulgazione dell’enciclica José Maria Simòn Castellvì, presidente emerito della Federazione Internazionale delle Associazioni Mediche Cattoliche (FIAMC) abbia ancora una volta difeso il contenuto dell’enciclica, provando la bontà del suo insegnamento non solo dal punto di vista morale, ma anche da quello scientifico.
Lo fa da anni. Nel 2009, in un articolo dell’Osservatore Romano, pubblicò un documento della FIAMC che – scrive – “dimostrava che la pillola contraccettiva era con ogni probabilità una delle cause della crescente infertilità degli uomini europei, dovuta alla contaminazione dell’ambiente e degli alimenti da parte dei suoi metaboliti”.
L’enciclica, però, andava ben oltre il tema “pillola sì, pillola no”. Era piuttosto conseguenza di “una consapevolezza più alta sulla concezione della vita” e cioè che “i figli sono un dono e un bene per il matrimonio. Non sono un effetto secondario, ma primario. Sono un bene per la famiglia, per la Chiesa e per la società”.
Sottolinea Castellvì: “La trasmissione della vita umana è qualcosa che non possiamo non prendere sul serio. Ecco perché è in famiglia che la vita trova il suo compimento e dove i grandi e piccoli problemi si possono affrontare partendo dall’amore”.