Roma , martedì, 17. novembre, 2015 18:00 (ACI Stampa).
È una persona “chiamata dalla storia a trovare protesta,” quella delineata dal Cardinal Angelo Bagnasco nel “dies academicus” della Pontificia Università Lateranense. E lo può diventare proprio nelle università cattoliche, cui spetta il compito di contrastare il totalitarismo antropologico e di riscoprire l’essere umano e la legge naturale, sempre più messe da parte nella cultura di oggi.
Con una lectio magistralis dedicata all’ “Enciclica Laudato Si e l’Università Lateranense,” il presidente dei vescovi italiani coglie l’occasione per mettere in luce ancora una volta la sfida antropologica. Cosa fare quando il concetto stesso di essere umano viene messo in discussione? Come reagire alla tecnocrazia, che arriva al transumanesimo? E più in generale, come rispondere alla cultura dominante, fatta di libertà e di falso individualismo?
Sono le domande che tracciano il percorso intellettuale del Cardinal Bagnasco, e che diventano il filo rosso che collega l’enciclica Laudato Si all’impegno universitario. Una enciclica – afferma l’arcivescovo di Genova – che non si può definire “una enciclica verde,” ma piuttosto “uno sguardo sacro” sull’universo, da concepire secondo i tre livelli di “dono, dono d’amore e promessa.”
Nell’enciclica quindi – spiega il Cardinale – il “Papa ci chiede dunque una conversione dello sguardo come promessa dei comportamenti nuovi.” Sottolinea il Cardinale che “di fronte ai disastri ambientali che stanno sfigurando il pianeta, forse ci sentiamo sovrastati e impotenti, e può vincere l’insidia della resa, come se il male fosse ineluttabile.” Una tentazione che viene “dalla consapevolezza che la responsabilità è grande,” e la domanda che ci resta dentro è quella se continuare la resistenza o cedere alla resa.
E sta qui l’appello alla resistenza – contenuto nell’enciclica – che “richiede un cambiamento intimo, una ecologia interiore, premessa e condizione per una ecologia integrale.” In questo “emerge con chiarezza la questione antropologica,” che “attanaglia l’Occidente e la nostra Europa,” perché “la deformazione antropologica non è un mantra ideologico, una questione oziosa, un esercizio astratto, autoreferenziale e inutile per la vita quotidiana.” Si tratta piuttosto di “una deriva che sta alla radice di un “umano” smarrito e angosciato, e di una società debole e individualista.” Eppure, c’è un mondo nascosto dietro questa società, dato che – afferma il Cardinale – “sotto la coltre brulica la vita della gente che vive i suoi giorni con dignità ed eroismo silenziosi,” di quella gente semplice che “non fa notizia ma fa storia.”