Napoli , sabato, 16. luglio, 2022 14:00 (ACI Stampa).
E’ una Napoli calda e solare quella del 16 luglio. Donne e uomini, piccoli e grandi, si ritrovano in una delle più famose piazze della città, adiacente alla chiesa della Vergine del Carmine, per rendere omaggio alla Mamma Celeste: è Piazza del Mercato, leggendaria agorà partenopea, che accoglie da secoli una delle più importanti feste della tradizione popolare.“
’A mamma d’o Carmene ce fa a grazia!”, questo il grido dei fedeli che, uscendo dal santuario, si riversano numerosi in questo luogo. La scena è magistralmente descritta dal poeta e drammaturgo del Novecento Ernesto Murolo in una sua commovente poesia dal titolo ‘O miercurì d'a Madonna 'o Carmene: “Guardano tuttuquante,/ cu”e ccape dint”e spalle,/ ‘ncopp”Aldare Maggiore/ addò, una mass”argiento,/ mentre s’aspetta ‘a benediziona,/ cu ll’organo ca sona,/ luce, fra cere e ncienzo,/ ‘o Sacramento”.
Dietro a questa grandiosa “scenografia teatrale”, vi è un’antica storia; dietro a questa atmosfera intrisa di fede e di devozione, ci sono personaggi, uomini, episodi storici che hanno fatto di questa tradizione popolare una delle più conosciute a Napoli e nel mondo.
Tutto ebbe inizio nell'Anno Santo del 1500, quando la confraternita dei Cuoiai condusse a Roma il Crocifisso presente nel santuario e l'icona della Madonna Bruna, chiamata così per il colore scuro della pelle. Tale effige, per tutti i napoletani, rappresenta la Vergine del Carmelo. Nel corso di questo pellegrinaggio, si narra che vi furono moltissimi miracoli di guarigione. L'icona rimase a Piazza San Pietro per tre giorni: una moltitudine di fedeli accorse a venerarla, saputo degli innumerevoli miracoli operati. Essendo la folla così numerosa, Papa Alessandro VI fu costretto a ordinare il rientro immediato dell'immagine a Napoli. Federico d'Aragona, l’allora Re di Napoli, vedendo un così grande affetto del popolo napoletano verso tale immagine, stabilì che un mese prima della festa del Carmine, tutti i malati del regno si recassero al santuario per chiedere il miracolo della guarigione.
Ma la storia del pellegrinaggio, è solamente una delle tante vicende che s’intrecciano con la storia di questo santuario. E’ impossibile non ricordare quella del miracolo del crocifisso avvenuto nel XV secolo durante la lotta per il dominio di Napoli tra il popolo degli Angioini e degli Aragonesi. All’epoca era regnante Renato d'Angiò, che aveva posizionato le sue artiglierie a difesa della città, proprio nel campanile del santuario del Carmine. Il luogo sacro era stato trasformato in una vera e propria fortezza. Un giorno, in particolare, è ormai inscritto in questo racconto: il 17 ottobre 1439, quando Pietro d’Aragona ordinò di dar fuoco a una grossa bombarda, pezzo d’artiglieria dell’epoca, detta la Messinese: una grossa palla d'artiglieria ancora oggi viene conservata nella cripta della chiesa stessa. La sfera sfondò l'abside dove era posizionata l’opera lignea, ma si narra che, per evitare di essere colpito, il Cristo del Crocifisso abbassò il capo sulla spalla destra, così da non subire alcun danno. Il giorno successivo, mentre Pietro d’Aragona dava ordini di azionare nuovamente la Messinese, un colpo - partito dal campanile - gli recise il capo. Fu Re Alfonso, allora, che per riparare al deplorevole gesto del fratello, fece costruire un sontuoso tabernacolo in onore del Crocifisso, dove fu accolta l'immagine miracolosa della Vergine del Carmine. Era il 26 dicembre del 1459.