Città del Vaticano , lunedì, 11. luglio, 2022 14:00 (ACI Stampa).
Riprendiamo il nostro pellegrinaggio romano sulle orme di Sant' Ignazio di Loyola. A 400 anni dalla canonizzazione proprio a Roma, la città ha ancora tanto da raccontare. Come il rapporto tra Ignazio e Filippo che fu canonizzato lo stesso giorno.
Iniziamo oggi da Via del Pellegrino. Era il 1554, i gesuiti erano particolarmente poveri, e come molti in quel periodo, elemosinavano di porta in porta. Tra gli itinerari c'era proprio quello che iniziava in Via del Pellegrino, poi proseguiva per Via de Banchi Vecchi, Ponte Sant' Angelo e poi il Vaticano. Al ritorno si cambiava itinerario passando per Via Monte Giordano e Via dei Coronari. Andavano a due a due con una specie di zaino in spalla. Fermandosi davanti alla porta di ogni casa, dicevano ad alta voce: 'Per amore di Dio dateci l'elemosina per la Compagnia di Gesù'. Senza dubbio questo modo clamoroso di chiedere l'elemosina non piaceva molto al padre Ignazio. Il metodo fu introdotto all'inizio per far sapere alla gente che la Compagnia era in ristrettezze, poi si continuò 'per le insistenze degli economi'.
In questo "pellegrinaggio" si incontrano alcune chiese molto significative per la Compagnia.
A cominciare dalla chiesa Spagnola di Roma: Santa Maria di Monserrat. Fatta edificare nel 1495 dal papa Alessandro VI Borgia, è la chiesa della comunità spagnola a Roma. Ignazio predicò qui in castigliano nel maggio 1538 e forse in altre occasioni. Molte personalità della colonia spagnola a Roma venivano ad ascoltarlo. L'illustre teologo Ortiz non volle perdere uno solo dei suoi sermoni, e un altro dottore in teologia, Jerónimo de Arce, era solito dire che non aveva mai sentito nessuno predicare come Ignazio, che parlava 'velut potestatem habens', come uno che ha autorità.
Anche nella chiesa di Santa Lucia del Gonfalone nel 1538 predicò un gesuita, Alfonso Salmerón.