Città del Vaticano , domenica, 3. luglio, 2022 10:04 (ACI Stampa).
Doveva essere in Congo oggi Papa Francesco ma il dolore al ginocchio non glielo ha permesso. Per lui c'è cardinale Parolin, Segretario di Stato vaticano e in basilica c'è una messa in rito congolese celebrata con la comunità congolese di Roma seguendo la vivace liturgia tutta africana che ancora una volta torna nella basilica vaticana.
"Oggi, cari fratelli e sorelle- dice il Papa alla omelia- preghiamo per la pace e la riconciliazione nella Repubblica Democratica del Congo, tanto ferita e sfruttata. Ci uniamo alle Messe celebrate nel Paese secondo questa intenzione e preghiamo perché i cristiani siano testimoni di pace, capaci di superare ogni sentimento di astio e vendetta, la tentazione che la riconciliazione non sia possibile, ogni attaccamento malsano al proprio gruppo che porta a disprezzare gli altri".
Il commento al Vangelo della liturgia è perfettamente legato al tema del viaggio mancato.
"Spesso- dice il Papa- pensiamo che le nostre iniziative ecclesiali non funzionino a dovere perché ci mancano strutture, soldi e mezzi: non è vero. La smentita viene da Gesù stesso. Fratelli, sorelle, non confidiamo nelle ricchezze e non temiamo le nostre povertà, materiali e umane. Più siamo liberi e semplici, piccoli e umili, più lo Spirito Santo guida la missione e ci fa protagonisti delle sue meraviglie". Anche perché "il cristiano è portatore di pace, perché Cristo è la pace. Da questo si riconosce se siamo suoi. Se invece diffondiamo chiacchiere e sospetti, creiamo divisioni, ostacoliamo la comunione, mettiamo la nostra appartenenza davanti a tutto, non agiamo in nome di Gesù. Chi fomenta rancore, incita all’odio, scavalca gli altri, non lavora per Gesù, non porta la sua pace".
E aggiunge: "Chi vive da agnello non aggredisce, non è vorace: sta nel gregge, con gli altri, e trova sicurezza nel suo Pastore, non nella forza o nell’arroganza, nell’avidità di soldi e di beni che tanto male causa anche alla Repubblica Democratica del Congo".