Città del Vaticano , mercoledì, 29. giugno, 2022 12:14 (ACI Stampa).
Papa Francesco fa ancora un appello per l'Ucraina, chiede che la "folle guerra" finisca, auspica dialogo. Dopo l'Angelus, il Papa riprende l'appello, specialmente a seguitto dell'attacco al centro commerciale di Kremenchuk. Poi, un appello per la cura del creato, la promozione del primo numero dell'Osservatore di Strada, il nuovo mensile dell'Osservatore Romano fatto con i senza tetto, la menzione del patriarcato ecumenico. Ma prima, al commento del Vangelo, Papa Francesco aveva chiesto a tutti di guardare nei loro cuori e comprendere perché la loro fede a volte vacilla.
Perché sì, siamo abituati a recitare il Credo. Ma “davanti alle prove dure della vita, la nostra fede vacila”. Ricordando l’atteggiamento dell’apostolo Pietro, Papa Francesco ricorda che questo è l’atteggiamento di ognuno di noi, messi in crisi davanti alle prove della vita. “Siamo portati a protestare col Signore – spiega Papa Francesco - dicendogli che non è giusto, che ci devono essere altre vie, più diritte, meno faticose. Viviamo la lacerazione del credente, che crede in Gesù, si fida di Lui; ma nello stesso tempo sente che è difficile seguirlo ed è tentato di cercare strade diverse da quelle del Maestro”.
Angelus dei Santi Pietro e Paolo. Il Papa ha appena promulgato un motu proprio sulla liturgia, in straordinaria continuità con le sue parole durante l’omelia del mattino. È una giornata afosa a Roma. Papa Francesco centra l’Angelus sul Vangelo del Giorno, come al solito, si Simone, detto Pietro, che comincia un cammino riconoscendo Gesù come Cristo, un “apprendistato della fede”, di cui Pietro fa subito esperienza.
Infatti, “proprio dopo aver dichiarato a Gesù la propria fede, quando Lui annuncia che dovrà soffrire ed essere condannato a morte, rifiuta questa prospettiva, che considera incompatibile con il Messia. Si sente addirittura in dovere di rimproverare il Maestro, il quale a sua volta lo apostrofa: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!»”
Anche noi, dice Papa Francesco, viviamo la lacerazione del credente, come San Pietro, il quale “ha avuto bisogno di tempo e di maturazione. All’inizio inorridiva al pensiero della croce; ma alla fine della vita testimoniò il Signore con coraggio, fino al punto di farsi crocifiggere – secondo la tradizione – a testa ingiù”.