Parigi , martedì, 17. novembre, 2015 9:00 (ACI Stampa).
Venerdì sera, 13 novembre 2015, alcuni fanatici terroristi hanno seminato morte e disperazione a Parigi e dintorni: bar e ristoranti, una sala di musica, uno stadio, luoghi di ritrovo conviviale, soprattutto di giovani vite, piene di progetti d’avvenire, sono stati oggetto di cieca violenza omicida.
La città di Parigi, nei giorni immediatamente successivi, si è svegliata nel silenzio attonito di chi non riesce a spiegare il perché di tali attacchi disumani.
Come spesso succede, mentre i politici e gli analisti emettono “dichiarazioni di guerra” e si scambiano diagnosi e possibili rimedi, spontaneamente la gente normale comincia a visitare i luoghi degli attentati, a portare fiori, ad accendere lumini, a scrivere messaggi di sgomento, di rabbia e, a volte, di resistenza e di speranza.
La tentazione contro cui battersi è quella di arrendersi al terrore, di pensare che è impossibile lottare contro il male che colpisce gli innocenti alle spalle, di chiudersi in casa, di richiudersi in se stessi o di abbandonarsi all'odio che distrugge il cuore dell'uomo.
Allo stesso tempo è forte la tentazione di mettere nello stesso sacco di responsabilità i terroristi, lo stato islamico di Daesh, i musulmani ordinari dei nostri quartieri, i profughi che cercano rifugio in Francia e in Europa, i migranti che fuggono povertà e fame...
Inoltre è probabile, se non certo, che i partiti politici cercheranno di sfruttare questa miscela di situazioni diverse per fini puramente elettorali e per vendere odio e paura...
Ad ogni modo, è chiaro che ognuno di noi deve fare i conti con queste, ed altre, eventuali e possibili risposte all'orrore. Nel cercare, a nostro modo, giustizia, sicurezza e libertà, potremo percorrere strade costellate di paura, rabbia e odio, oppure potremo ritrovare in noi stessi, nei nostri valori fondatori e coesivi, quel sentimento di misericordia compassionevole che ci fa piangere i morti, soffrire con chi è nel dolore, essere solidali con quanti portano soccorso a vittime e feriti, collaborativi con le forze dell'ordine incaricati di assicurare i colpevoli alla giustizia, aperti a rivedere le relazioni internazionali dei nostri paesi, a interrogarci seriamente, e non solo con slogan tanto facili quanto vuoti, sulle cause della violenza nel nostro mondo sempre più interdipendente e bisognoso di rapporti giusti e solidali piuttosto che di guerre, reali o dichiarate che siano.
Anche in tale prospettiva, la comunità italiana di Parigi, come credente nel Cristo Signore della Vita, si unisce a tutta la Chiesa per la preghiera di suffragio per i defunti e per le intenzioni dei sopravvissuti, feriti, familiari, società tutta intera nella richiesta di consolazione, misericordia e pace al Dio della Vita.
* Rettore della Missione Cattolica Italiana di Parigi