Mosca , sabato, 18. giugno, 2022 11:00 (ACI Stampa).
Aveva lavorato al secondo incontro tra Papa Francesco e il Patriarca di Mosca Kirill, ed era probabilmente l’uomo più visibile del Patriarcato di Mosca. Tutto questo, però, non è bastato al metropolita Hilarion, che dal 2009 era a capo del Dipartimento di Relazioni Esterne di Mosca e che, con decisione sinodale del 6 giugno scorso, è stato nominato metropolita di Budapest e Ungheria.
Una decisione improvvisa, che colpisce, anche perché Hilarion era ben noto a Roma, dove era stato protagonista del dialogo e dove spesso le sue opera musicali venivano eseguite, a volte persino prima che a Mosca. Hilarion è riuscito a mantenere un buon rapporto con la Santa Sede, giocando sui fili della diplomazia in modo che la Santa Sede non prendesse posizione sul tema ortodosso più controverso, quello dell’autocefalia della Chiesa Ortodossa Ucraina, e persino riuscendo in alcuni casi a far pendere l’equilibrio delle dichiarazioni dal lato di Mosca.
Viene ora inviato metropolita a Budapest, dove ironicamente aveva svolto la sua ultima missione come capo del Dipartimento di Relazioni Esterne e dove si era persino pensato di avere il secondo incontro tra Papa Francesco e Kirill. E alcuni fanno notare che non era piaciuto che la missione di Hilarion, comunque critico della guerra in Ucraina, era diventata più visibile di quello che doveva essere, una dimostrazione, grazie al dialogo con il Cardinale Peter Erdo, arcivescovo di Estztergom – Budapest, che c’era ancora da battere la strada del dialogo, anche con il mondo occidentale. Proprio la visibilità data al suo dialogo con Erdo avrebbe creato le pre-condizioni per l’allontanamento di Hilarion.
Il 10 di giugno, dicendo la Messa di addio nella chiesa di Maria Madre dei Sette Dolori di cui è stato fino all’ultimo rettore a Mosca, Hilarion ha detto che “molte persone gli chiedono il motivo” del suo allontanamento, e che lui né sarebbe entrato in dettagli né che lui stesso conosce molti dettagli. “Mi è stato detto – ha aggiunto – che la decisione non era connessa con alcun errore nelle attività del Dipartimento delle Relazioni Esterne della Chiesa, né nella Scuola Postlaurea Generale della Chiesa, o nella stessa chiesa di cui era rettoria o in altre istituzioni della Chiesa che ho guidato. Ed è stato detto che la decisione era richiesta dall’attuale situazione socio-politica”.
C’à da dire che è la seconda volta in pochi anni che il Patriarcato di Mosca prende una decisione simile. In Bielorussia, nel momento dei primi disordini, fu subito spostato il metropolita Pawel, che si era schierato con la gente, sostituito dal metropolita Benjamin, considerato più filorusso. C’è, dunque, una forte influenza politica nelle decisioni del Patriarcato. E, in fondo, Kirill ha spiegato personalmente ai partner ecumenici le ragioni della guerra, chiedendo ad esempio, in una lettera al Consiglio Mondiale delle Chiese di continuare il rapporto con il Patriarcato di Mosca.