Sarajevo , lunedì, 16. novembre, 2015 9:00 (ACI Stampa).
Costruzione di comunità interreligiose, dialogo, educazione. La posizione della Santa Sede era già chiara due settimane fa. Quando, in un incontro organizzato dal Consiglio d’Europa, propose la sua analisi della situazione delle religioni sul suolo europeo. Spiegando con forza che è possibile essere “cittadini e credenti,” e non si deve scegliere tra “cittadini o credenti.”
Spiegava la Santa Sede: “I leader cristiani, ebrei e musulmani devono proporre il dialogo interreligioso e interculturale, denunciando con chiarezza lo sfruttamento della religione per giustificare la violenza.” In più, c’è “una cogente necessità di affrontare il terrorismo e incoraggiare il dialogo interreligioso attraverso l’educazione nelle scuole, ma anche in Internet e nei sermoni dei leader religiosi.” Infine, “le comunità islamiche, in particolare, devono assicurarsi di non diventare opportunità per un estremismo violento o una radicalizzazione.” Ma dall’altra parte, “le comunità occidentali devo mettere in guardia da parole e azioni che possono causare offesa o provocare persone di differenti convinzioni religiose.”
La Santa Sede metteva in luce questi temi in un incontro sulla dimensione religiosa del dialogo interculturale. Ma, visto oggi in retrospettiva, l’incontro “Building inclusive societies together” organizzato a Sarajevo lo scorso 2 e 3 novembre racconta anche di come si muova la Santa Sede sui temi del dialogo e dell’inclusione. Temi delicatissimi, come testimoniano gli attacchi di Parigi, ma anche la drammatica situazione dei profughi e degli immigrati. Temi che vanno a toccare il modo stesso in cui l’Europa sta cambiando volto. Temi sviluppati nel suo intervento all’incontro da padre Miguel Ayuso, segretario del Pontificio Consiglio del Dialogo Interreligioso. Il quale, tra le varie conclusioni, ha ribadito quella che è da sempre la posizione del Pontificio Consiglio di cui è segretario: tutte le religioni devono promuovere il dialogo e condannare la violenza.
Non è un concetto banale. Fu con una forte dichiarazione ad agosto 2014 che il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso condannò duramente l’autoproclamato Califfato islamico che allora si stava espandendo fin quasi alla diga di Mosul e chiese alle controparti del dialogo un ferma condanna degli accadimenti. La ottenne. Qualche mese dopo stilò una dichiarazione spiegando perché, nel mezzo della crisi di oggi, è ancora importante dialogare con l’Islam.
E ci sono ancora questi concetti, sviluppati incessantemente dalla Santa Sede, nel contributo apportato da padre Ayuso. A rappresentare la Santa Sede all’incontro, c’era anche mons. Paolo Rudelli, osservatore permanente della Santa Sede presso il Consiglio d’Europa. E c’erano vari rappresentanti religiosi d’Europa, incluso il padrone di casa, il Cardinal Vinko Puljic.