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Papa Francesco, adesso portate la voglia di pace, chiedete alla Madonna questa grazia

Il 44 esimo pellegrinaggio Macerata Loreto dedicato alla pace si è aperto con la telefonata di Papa Francesco

L'arrivo a Loreto  |  | www.pellegrinaggio.org
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La partenza dalla Sferisterio  |  | www.pellegrinaggio.org
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Nel piazzale antistante la basilica della Santa Casa di Loreto i 2000 partecipanti al 44^ pellegrinaggio da Macerata a Loreto hanno supplicato la Madre di Dio per la pace in Ucraina attraverso un appello inviato ai presidenti di Ucraina e Russia, Zelens’kyi e Putin, affinchè trovino un accordo di pace: “Dopo più di cento giorni di guerra, di lutti e rovine e di iniziative diplomatiche sembra non esservi ancora una via per la pace. Davanti a questa situazione, che appare senza via di uscita, come pellegrini mendicanti del bene e consapevoli del male che può sedurre la libertà degli uomini, ci siamo messi in cammino verso la Santa Casa di Loreto, la casa di Colei che, di fronte all’impossibile, si è rivolta a Gesù a Cana di Galilea dicendogli: ‘non hanno più vino’. Quella semplice domanda di Maria ha reso possibile l’impossibile, ha restituito la gioia e la speranza a chi non vedeva alcuna via di uscita”.

Un appello aperto la sera precedente nello Sferisterio maceratese dalla telefonata di Papa Francesco, accolta dall’entusiasmo di un popolo rimasto muto, ma che non ha perso mai la speranza, invitandolo a portare la ‘grazie della pace’: “Adesso portate la voglia della pace, chiedete alla Madonna la grazia della pace e impariamo a vivere in pace. Chiedete, per il dramma della guerra, che questa guerra finisca, che il popolo ucraino non soffra più, che abbastanza sta soffrendo, chiedete la pace, la pace. Vi accompagno con questo pensiero, questa petizione alla Madonna”.

La pace, che Dio può dare attraverso gli uomini di buona volontà, è stato il ‘filo-rosso’ che si è dipanato lungo i 30 chilometri di strada dell’antica via che collegava Macerata a Loreto, guidati dalla croce donata da san Giovanni Paolo II, ripetendo quei gesti che hanno sempre caratterizzato il pellegrinaggio fin dal suo anno di nascita, 1978: adorazione Eucaristica, accensione delle fiaccole, canti, silenzio, rosario e  lettura di alcune delle migliaia di intenzioni di preghiera. C’è stato chi ha chiesto alla Madonna la grazia di una guarigione, chi un lavoro, chi di ricomporre una famiglia. Ne sono arrivate migliaia, persino dagli Stati Uniti, dal Venezuela, dal Ghana, dal Portogallo, dalla Spagna.

Nell’arena dello Sferisterio, il vescovo di Macerata, mons. Nazareno Marconi, neo presidente della Conferenza Episcopale Marchigiana, ha invitato a coltivare la speranza nel Dio delle cose impossibili: “La Speranza è una virtù preziosa, bella e difficile. Tanti la confondono con l’ottimismo di chi dice: ‘andrà tutto bene’, ma questo non ha fondamenti, è poco più che un augurio che chi è spaventato si scambia, per non tremare troppo”.

Ma la speranza è una bambina che ha voglia di imparare, citando lo scrittore Charles Péguy: “La Speranza è più umile, ma ben più salda. La Speranza, ci ha insegnato Charles Péguy: ‘è una bambina che va ancora a scuola’ e noi come lei, in un mondo in cui tutti si sentono ‘imparati’, vogliamo continuare ad andare a scuola da Maria Santissima per imparare che nulla è impossibile a Dio. 

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Nell’omelia il cardinale Zuppi ha sottolineato che il titolo è un invito alla speranza: “E’ un invito a sperare, dicendo che tutto è possibile in Te… Ebbene la pace è possibile, benché a volte la si pensi così lontana, difficile, complicata e indipendente da noi. Dobbiamo fare di tutto per la pace e il ruolo della Chiesa e dei cristiani è di cercarla. La pace non viene da sola, dobbiamo andare a prenderla a tutti costi, sconfiggendo la logica dell’inimicizia, della divisione, della violenza, delle armi, costruendo un cammino insieme, come quello che faremo da Macerata a Loreto”.

E per comprendere meglio la tragedia della guerra e il vero significato della pace, Elena Mazzola, direttrice del Centro di cultura europea 'Dante' di Kharkiv e presidente della ong ‘Emmaus’ che nella città della Sloboda accoglie e assiste orfani e bambini disabili, ha raccontato la propria esperienza, oltre a camminare lungo il pellegrinaggio con quattro amiche ucraine disabili, fuggite dai bombardamenti.