Il Cardinale Kevin J. Farrell, prefetto del Dicastero Laici, Famiglia e Vita, ne è presidente. Farrell è anche Camerlengo, e la sua nomina rafforza l’idea che il Papa pensi all’ufficio del Camerlengo come un mero ufficio di gestione economica e degli affari correnti, tanto che la Praedicate Evangelium abolisce una istituzione millenaria come la Camera Apostolica e stabilisce che ad affiancare il Camerlengo in caso di sede vacante ci sia, tra gli altri, sempre il presidente del Consiglio per l’Economia.
Quattro i membri del comitato. Il primo della lista è il britannico Jean Pierre Casey Fondatore e Amministratore delegato di RegHedge, società che usa l’intelligenza artificiale per individuare segnali di investimento che vengono da situazioni polittiche. Casey ha lavorato anche come managing director in varie banche internazionali di assoluto prestigio, come Jp Morgan, Edmond de Rothschild e Barclays.
Quindi, Giovanni Christian Michael Gay, tedesco, che dal 2004 è direttore gestionale dell’Union Investment Privatfonds GmbH, e che ha cominciato la sua carriera nel 1993 al Banco Santander.
Lo svedese David Harris è invece portfolio manager e partner dei Fondi Skagen, e mette a curriculum anche una laurea in teologia sistematica John J. Zona proviene degli Stati Uniti, ed è capo della sezione degli investimenti al Boston College, dove esercita anche la vigilanza sui 4 miliardi di asset dell’università, gestisce il debito a lungo termine e le acquisizioni di proprietà.
Quando il vescovo Nunzio Galantino, presidente dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, preannunciò la creazione del comitato nel 2020, sottolineò che il comitato sarebbe stato composto da professionisti di alto profilo, chiamati “assieme al Consiglio per l’economia e alla Segreteria per l’economia, a garantire la natura etica degli investimenti ispirati alla dottrina sociale della Chiesa e, nello stesso tempo, la loro redditività”.
Manterrà, questo comitato, i principi di investimento prudenziale che sono sempre stati propri della Santa Sede? La domanda è legittima, dato che c’era un comitato analogo nell’Istituto delle Opere di Religione, e che questo comitato aveva delineato già sul finire del 2012 una nuova politica gestionale di investimenti ad un rischio più alto, voluta dal Consiglio di Sovrintendenza e poi portata avanti anche nelle nuove amministrazioni dello IOR. Con la differenza che inizialmente si cercava di riequilibrare i fondi, poi le cose sembra siano state gestite in maniera più speculativa, o leggera, fino a dismettere investimenti fatti e pagare penali. Nasce da qui, a dalle spese enormi per alcune consulenze esterne, l’inizio della fine per i bilanci IOR, mai più così floridi come nel 2012.
Il rapporto IOR 2021
La narrativa IOR però ha sempre sostenuto che le perdite fossero dovute ad un nuovo corso fatto di investimenti trasparenti ed etici. Nell’introduzione al rapporto, monsignor Giovan Battista Ricca, prelato dello IOR, nota che “l’Istituto è passato dall’enorme attività che, sia in bene come in male, svolgeva all’inizio dei mutamenti sopravvenuti, a dimensioni operative più ridotte che lo rendono una realtà unicamente al servizio della Santa Sede. In pratica fa quello che deve fare e non altro”.
L’allusione è evidente, ma smentita da molti dati. A partire dal rapporto MONEYVAL 2012, il primo, che addirittura diceva che lo IOR sopravanzava le richieste di trasparenza finanziaria della legge vaticana, ed era particolarmente affidabile. Perché, allora, si è resa necessaria l’operazione di screening dei conti, già avviata, con l’assunzione della costosa società di consulenza Promontory? Perché si decise di cambiare i criteri di investimento, che pure si erano rivelati fino a quel momento azzeccati?
C’è poi una voce che dice che lo IOR preferirebbe ormai non gestire più investimenti di bassa entità, che sono poi quelli della maggior parte dei risparmiatori IOR. Se la voce fosse vera, confermerebbe la necessità dello IOR di guardare a grandi investimenti per garantire la sua stessa sostenibilità. Sarà da capire quale sarà l’impatto della guerra in Ucraina sui mercati e le conseguenze sullo IOR, nel rapporto dell’anno prossimo.
Ricca ci tiene anche a sottolineare che una caratteristica dello IOR “è il soccorso spiccio e diretto a persone, famiglie, malati, parrocchie sperdute e altri che hanno bisogno di una mano senza troppa burocrazia. Cerchiamo di essere una specie di pronto soccorso economico. Purtroppo non possiamo accogliere tutti, ma i casi più pietosi non mancano mai di un conforto materiale. e questo val più di tante chiacchiere”.
Le cifre del rapporto
Iscriviti alla nostra newsletter quotidiana
Ricevi ogni giorno le notizie sulla Chiesa nel mondo via email.
Nell'ambito di questo servizio gratuito, potrete ricevere occasionalmente delle nostre offerte da parte di EWTN News ed EWTN. Non commercializzeremo ne affitteremo le vostre informazioni a terzi e potrete disiscrivervi in qualsiasi momento.
Il presidente del consiglio di Sovrintendenza Jean-Baptiste de Franssu certifica piuttosto un approccio prudente, e giustifica così l’utile di soli 18,1 milioni di euro. Non si parla di un supporto alla Santa Sede, ma di un dividendo che distribuire in base alle situazioni, perché c’è necessità di accantonare denaro. Quest’anno, dunque, solo 2,5 milioni saranno distribuiti.
“Come nel 2021 . scrive de Franssu - il Consiglio di Sovrintendenza ha raccomandato di adottare un approccio prudente in relazione alla proposta di distribuzione dei dividendi, al fine di continuare a rafforzare il capitale dello IOR per garantire che l’Istituto sia in grado di raggiungere i suoi obiettivi di sviluppo nel lungo periodo”.
Lo IOR ha un patrimonio netto di 649,3 milioni di euro, e gli vengono affidate risorse per 5,2 miliardi. Nel 2021 ha compiuto 88 mila operazioni di pagamento.
Al 31 dicembre 2021, il personale era composto da 110 dipendenti, e questi sono gran parte delle spese amministrative, che nel 2021 ammontavano a 19,2 milioni di euro, 0,1 milioni di euro in meno dal 2020. Eppure, il costo del personale è di 12,6 milioni di euro (erano 12 milioni nel 2020) con un aumento causato dall’assunzione di nuovo personale sia dirigenziale che impiegatizio.
“Le Spese Amministrative – ha spiegato il direttore dello IOR Gianfranco Mammì - comprendono anche le Spese per Servizi Professionali pari a 3,0 milioni di euro e risultate in diminuzione rispetto all’esercizio precedente (2020: 4,0 milioni di euro) per la razionalizzazione di alcuni costi di consulenza di natura non ricorrente. La voce Altre spese amministrative registra, infine, un leggero incremento passando a 3,7 milioni di euro nel 2021 (2020: 3,4 milioni di euro)”.
Da segnalare, poi, i debiti verso l’utenza, che includono – si legge nel rapporto – “anche un deposito a disposizione della Commissione Cardinalizia finalizzato ad opere di religione il cui saldo, alla data di chiusura dell’esercizio, risulta pari a 0,8 milioni di Euro (2020: 0,7 milioni di Euro). Le donazioni effettuate nel 2021 sono state sostanzialmente coperte dalle entrate.”