Città del Vaticano , martedì, 7. giugno, 2022 18:00 (ACI Stampa).
C’erano ancora margini per guadagnare sul palazzo di Londra, sviluppando il progetto, portando a termine l’idea di conversione degli uffici in appartamenti. Ma la Segreteria di Stato, investitore “irrequieto”, ha voluto invece affidare il palazzo ad una altra gestione, per poi acquistarlo una volta che anche la seconda operazione di brokeraggio si era rivelata insoddisfacente. Raffaele Mincione, che per primo aveva gestito i fondi della Segreteria di Stato nella questione dell’ormai famoso palazzo di Sloane Avenue a Londra, ricostruisce passo dopo passo il suo coinvolgimento e poi mancato coinvolgimento nell’affare, arrivando a dire che al posto suo ci dovrebbe essere Credit Suisse, l’istituto di credito svizzero che gestiva i fondi della Segreteria di Stato.
Due giorni di interrogatorio, in buona parte condotti dall’ufficio del Promotore di Giustizia vaticano, di fronte ad un imputato che si presenta con una documentazione di supporto di 18 faldoni blu. Il processo, come è noto, riguarda la gestione dei fondi della Segreteria di Stato della Santa Sede, includendo anche le accuse di peculato al Cardinale Angelo Becciu per un presunto favoritismo nel destinare alcuni fondi alla Caritas della sua diocesi di origine, e anche la questione di Cecilia Marogna, l’esperta di intelligence che la Segreteria di Stato aveva messo sotto contratto.
Alcuni dati di interesse di queste due udienze.
Il primo. Mincione entra in contatto con la Segreteria di Stato nell’ambito della cosiddetta operazione Falcon Oil, che riguarda un possibile investimento su una società di estrazioni di petrolio in Angola. Segnalato da Credit Suisse come un esperto in commodities, Mincione accende un fondo (Athena) per poter finanziare l’operazione, ma poi la sconsiglia perché mancano alcune garanzie. Si dice disponibile a ridare il denaro, ma la Segreteria di Stato lo lascia a disposizione per l’investimento. Nasce qui la possibilità di Sloane Avenue, gli ex magazzini Harrods, un edificio che Mincione osserva ogni giorno sulla strada del lavoro e che, per la bellezza, la posizione e la funzionalità, è ai suoi occhi un trophy asset.
Ma non solo: è un investimento che viene in un momento positivo, dice, quando scadono i contratti di affitto, quando l’edificio si può ristrutturare senza dover cacciare nessuno e poi destinare ad abitazioni. Da qui, la valutazione di un ottimo affare, con la rivalutazione, che convince Credit Suisse, che si impegna in una operazione cosiddetta lock up, cioè un progetto di investimento che ha cinque anni di contratto più due in caso di situazioni negative – e la Brexit che sopraggiunge nel frattempo decisamente lo è.