Ripalimosani , lunedì, 6. giugno, 2022 18:00 (ACI Stampa).
Le piccole preziose perle dell'arte e della fede in Italia si trovano spesso in luoghi sperditi, e magari basta una piccola notizia in fondo ad un giornale per mettere in luce storia e tradizione che superano anche i luoghi pià famosi. E' il caso della chiesa dedicata alla Santissima Maria Vergine Assunta in Cielo di Ripalimosani, un piccolo comune del Molise in provincia di Campobasso.
La notizia arriva dalla pagine locali nei giorni scorsi quando Il "Comitato per la riapertura della Chiesa SS. Maria Vergine Assunta in Cielo, estremante attivo, ha trovato alleati inattesi, tutti coloro che vogliono rivedere una delle più antiche copie della Sindone di Torino custodita proprio in questa chiesa. Il problema è appunto questo, la Chiesa madre, è inagibile dal 2016. Eppure all'interno ci sono dei piccoli capolavori come il pulpito ligneo rinascimentale, altari di pregevole fattura, statue del Di Zinno, una bellissima natività del Cecere, e appunto una preziosa copia della Sacra Sindone del cinquecento e la statua del patrono S. Michele di Nicola Fumo recentemente restaurata e trasferite queste ultime nella chiesa del Convento S. Pietro Celestino V per una maggiore tutela e che si spera di riportare quanto prima nella loro "casa".
Con i primi finanziamenti si è potuto realizzare il consolidamento statico. Per completare i lavori mancano un milione di euro! Non è certo facile da trovare e per questo il comitato ha aperto una vera campagna di raccolta fondi.
La chiesa è bella anche dall'esterno e, come è scritto in una guida famosa, vale il viaggio. Anche se non si conosce l'anno esatto della sua fondazione dai registri parrocchiali si vede che esisteva il campanile già nel 1463.
La facciata risale al 1500, mentre la parete posta a nord est è l'unico residuo della chiesa precedente Duecentesca. Cinquecentesco è anche il portale principale con i suoi quattro gradini, e quella fastosità dell'insieme di ispirazione tardo barocca con su volute, cartocci, spirali ed elementi vegetali. Ma molti sono elementi ancora tardo romanici riutilizzati come spiega lo storico dell'arte molisana Franco Valente.