Città del Vaticano , sabato, 4. giugno, 2022 11:55 (ACI Stampa).
Prossimità, integralità e bene comune, come antidoto all’autoreferenzialità, alla frammentazione e all’egoismo. Incontrando i dirigenti di Federsanità, Papa Francesco delinea i tre antidoti ai problemi della sanità di oggi, che sono anche i problemi della società, a partire proprio dalla cura, e dall’esempio di San Giuseppe Moscati. E sottolinea con forza che “tagliare le risorse alla sanità è un oltraggio per l’umanità”. Inoltre, ricorda che “la vita umana va tutelata sempre, dal concepimento alla morte naturale”.
Federsanità associa le aziende sanitarie locali, ospedaliere e gli istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico, insieme ai rappresentanti dei comuni legati all’Associazione Nazionale dei Comuni, mantenendo – dice Papa Francesco – “il rapporto tra centre e periferia, tra piccolo e grande, tessendo relazioni e promuovendo percorsi di integrazione socio-sanitaria e socioassistenziale”.
I tre antidoti, secondo il Papa, servono ad aiutare l’organismo a continuare a “camminare nel solco tracciato”.
La prossimità è il primo antidoto, ed è un antidoto all’autoreferenzialità, perché “vedere nel paziente un altro me stesso spezza le catene dell’egoismo, fa cadere il piedistallo sul quale a volte siamo tentati di salire e spinge a riconoscerci fratelli, a prescindere dalla lingua, dalla provenienza geografica, dallo status sociale o dalla condizione di salute”. Papa Francesco ricorda che che, come Dio cammina con noi, così noi siamo chiamati a fare con gli altri, e che “farsi prossimi significa anche abbattere le distanze, fare in modo che non ci siano malati di ‘serie A’ e di ‘serie B’, mettere in circolo le energie e le risorse perché nessuno sia escluso dall’assistenza sociosanitaria”.
Il secondo antidoto è l’integralità, che si oppone alla frammentazione. Per questo “dobbiamo anche ripensare il concetto di salute in un’ottica integrale, che abbracci tutte le dimensioni della persona”, arrivando a considerare non solo le patologie, ma anche la condizione “psicologica, sociale, culturale e spirituale”, perché “quando Gesù guarisce qualcuno, oltre ad estirpare dal suo corpo il male fisico, gli restituisce la dignità, reintroducendolo nella società, dandogli una nuova vita”.