Si tratta di un programma ecologico, spirituale, educativo e ricreativo per i giovani dai 20 ai 35 anni sull'isola di Mljet. Ogni anno per un mese partecipano a questo programma circa 250 giovani provenienti da tutta la Croazia e dall'estero. La M-estate - ricorda don Hrvoje nella presentazione dal titolo "La pastorale giovanile alla luce della Laudato si" - si svolge dal 2015, anno in cui è stata pubblicata l'Enciclica del Papa, che è un importante fondamento e ispirazione del programma.
Infine, suor Helen Alford, Preside della Facoltà di Scienze Sociali della Pontificia Università dei SS. Tommaso d'Aquino, Angelicum, ha sintetizzato gli interventi
parlando delle bellezze naturali "celestiali" della Croazia e della gratitudine e della responsabilità per tutto il creato. Ha ricordato il titolo stesso della conferenza "Ambiente e giustizia sociale", sottolineando l'importanza della giustizia sociale e l'inseparabilità della cura dell'ambiente dalla cura della giustizia sociale.
Papa Francesco riceve l’ambasciatore di Turchia presso la Santa Sede
Lütfullah Göktaş, ambasciatore di Turchia presso la Santa Sede, è stato ricevuto in udienza da Papa Francesco lo scorso 28 maggio. In un comunicato diffuso dall’ambasciata di Turchia presso la Santa Sede, l’ambasciatore ha dichiarato che “Papa Francesco apprezza gli sforzi del nostro presidente Recep Tayyip Erdoğan per la riconciliazione tra l’Ucraina e la Russia. Una soluzione può essere trovata solo attraverso la diplomazia e i negoziati, non attraverso la guerra. L'unico modo possibile per stabilire un cessate il fuoco e cominciare i negoziati è attraverso la diplomazia”.
Secondo il comunicato, il Papa ha “espresso la sua gratitudine alla Turchia, che è in contatto con entrambe le parti dall'inizio del conflitto e ha lavorato per la pace”.
Göktaş ha riferito che “durante l'udienza ho avuto l'opportunità di informare il Papa sulle iniziative diplomatiche e di assistenza umanitaria della Turchia, sottolineando che il nostro presidente, che ha incontrato molte volte Zelensky e Putin, ci sta ancora provando a conciliare entrambe le parti”.
La Turchia - ha aggiunto l’ambasciatore – auspica che “venga presto raggiunto un cessate il fuoco permanente senza ulteriori sviluppi, senza altro spargimento di sangue e che entrambe le parti si siedano per negoziare. Siamo preoccupati che una guerra duratura possa avere conseguenze devastanti per tutti. Apprezziamo tutti gli sforzi per l'instaurazione della pace. In questo contesto la Turchia attribuisce grande importanza agli appelli alla pace del Papa. Sono stato estremamente lieto di osservare che il Papa, che è stato vicino dopo gli sforzi di riconciliazione fatti dal nostro presidente, condivide con il nostro Paese la stessa sensibilità”.
Il diplomatico ha raccontato che “durante l'incontro, ho spiegato che la Turchia sta combattendo da anni contro le organizzazioni terroristiche per la propria sicurezza nazionale. Ci aspettiamo che i nostri alleati mostrino la stessa determinazione. Come la Santa Sede, pure la Turchia vuole che si pongano fine alle guerre e alle tragedie umane”.
L’arcivescovo Gallagher al Globsec di Bratislava, la solidarietà per l’Ucraina
La sua presenza è stata in forse fino all’ultimo. Alla fine, l’1 giugno, l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, ministro vaticano per i Rapporti con gli Stati, ha partecipato al Globsec, dove ha dato un breve intervento centrato sul significato della solidarietà e l’onda di solidarietà che si vede in Europa per l’Ucraina, una solidarietà che il “ministro degli Esteri” vaticano ha potuto toccare con mano durante il suo recente viaggio a Kiev.
Parlando di solidarietà, l’arcivescovo Gallagher ha detto che “non c’è una definizione specifica” di solidarietà, ma che questa significa “impegnarsi per gli altri”, e che c’è un legame tra solidarietà e giustizia. Quest’ultima, secondo Paolo VI, è “la misura minima della carità”, quindi solo uno stadio preparatorio.
La vera solidarietà – ha proseguito l’arcivescovo Gallagher – “non è limitata all’empatia e al ripristinare diritti” e non c’è “vera solidarietà senza la volontà di condividere il peso della sofferenza del male”.
Gallagher ha spiegato che “per i cristiani, la solidarietà è anche parte della fede, perché la Passione e la Resurrezione di Gesù mostra che la solidarietà è l’unica risposta alla prevalenza del male”, e che dunque anche il Papa “soffre per i molti morti, per la devastazione delle Chiese e delle infrastrutture in Ucrain”.
La guerra – ha detto l’arcivescovo – è “un flagello perché crea nuovi e ancora più complicati conflitti e minaccia il futuro”.
Gallagher ha poi notato che “la guerra in Ucraina ha diffuso una grande onda di solidarietà”, in una situazione molto difficile che conta anche 8 milioni di sfollati, e che vede in prima linea le strutture delle Chiese locali, la Caritas, il Sovrano Ordine di Malta. Una solidarietà – aggiunge – che è un “segno incoraggiante”.
Per questo, l’arcivescovo considera che la risposta solidale all’Ucraina “rafforzerà le istituzioni”, mentre “le armi non portano mai alla pace, e nemmeno la deterrenza nucleare”.
Per questo, ha concluso il ministro degli Esteri vaticano, “il mondo potrà emergere meglio da questa crisi solo provando che la solidarietà è la più grande forza che può opporre al male della guerra”.
Il 2 giugno, l’arcivescovo Gallagher ha anche incontrato il ministro degli Esteri slovacco Ivan Korcok. Questi ha sottolineato in un tweet che la discussione si è focalizzata sulle relazioni bilaterali e gli aspetti umanitari della guerra in Ucraina.
FOCUS EUROPA
Il sottosegretario agli Esteri tedesco a colloquio in Vaticano
Lo scorso 1 giugno, Andreas Michaelis, Sottosegretario di Stato del Ministero Federale degli Affari Esteri, ha incontrato in Vaticano l’Arcivescovo Paul Richard Gallagher, “Ministro degli Esteri” della Santa Sede. Molti i temi di discussione. Si è parlato soprattutto della guerra in Ucraina nonché degli altri principali dossier internazionali.
Il ministro per le Uguaglianze britannico Badenoch a Roma
Il ministro per le eguaglianze britannico Kerry Badenoch è stata in Vaticano per promuovere la conferenza del Regno Unito sulla libertà di religione e credo. Molti gli incontri istituzionali, accompagnata dall’ambasciatore Chris Trott, a cominciare dal baciamano a Papa Francesco durante l’udienza generale dell’1 giugno.
In particolare, Badenoch è stata dall’arcivescovo Paul Richard Gallagher, ma anche dal sottosegretario della Sezione Migranti e Rifugiati don Fabio Baggio. Con loro, si è parlato del lavoro di supportare i rifugiati migranti e vittime della tratta ucraini.
Badenoch ha annunciato di attendere con ansia di continuare la collaborazione bilaterale mentre ci si prepara alla Conferenza sulla libertà di religione e di credo organizzata dal Regno Unito, che sarà guidata da Fiona Bruce, attuale inviato britannico per libertà religiosa.
La conferenza si terrà il 5 e 6 luglio, e sarà una Conferenza Ministeriale Internazionale.
La conferenza è stata annunciata nel novembre 2021, e metterà insieme governi parlamentari, rappresentanti religiosi, società civile. L’evento avrà come base le due conferenze Ministeriali sul tema organizzate dagli Stati Uniti. Il Regno Unito si pregia di aver fatto inserire preoccupazioni sui temi della libertà religiosa per la prima volta nel comunicato del G7 del 2021
Insieme alla conferenza, il governo del Regno Unito ospiterà anche un incontro per l’Alleanza per la Libertà Religiosa Internazionale, che mette insieme nazioni con lo stesso obiettivo di svolgere azioni coordinate per promuovere la libertà religiosa e di proteggere le persone nel mondo che sono perseguitate o discriminate sulla base della loro appartenenza religiosa.
La COMECE mette in guardia dalla corsa al riarmo
A conclusione dell’incontro degli ordinariati militari dell’Unione Europea, don Manuel Barries Prieto, segretario generale della COMECE (la Commissione delle Conferenze Episcopali dell’Unione Europea), ha notato che ““riguardo al rischio di una corsa al riarmo in Europa, riteniamo che l’Ue e i suoi Stati membri dovrebbero impegnarsi in modo responsabile e collaborativo in materia di sicurezza, sviluppando mezzi di difesa europei nell’ambito di un approccio integrale, che prenda in considerazione anche lo sviluppo umano, la giustizia e la cura del Creato. Ciò dovrebbe essere realizzato garantendo, al contempo, un rigoroso controllo pubblico – del parlamento Ue e dei parlamenti nazionali – sulla conformità ai principi di proporzionalità e adeguatezza, sul rispetto del diritto internazionale, dei diritti umani e degli standard etici”.
Questo è il secondo incontro a Bruxelles degli ordinari militari dell’UE. L’incontro aveva lo scopo di scambiare opinioni sulle “sfide attuali ed emergenti per la politica di sicurezza e di difesa comune” alla luce dell’invasione russa in Ucraina.
Al tavolo dei lavori hanno partecipato funzionari europei e per lo Stato maggiore militare dell’Ue il generale Bart Laurent. Durante l’incontro, i partecipanti hanno evidenziato “il ruolo specifico dell’Ue nella promozione della sicurezza umana e della pace”.
Don Barrios Prieto ha rimarcato che “ l’invasione russa dell’Ucraina non solo ha portato la guerra al paese, ma ha anche messo in discussione l’intero ordine di sicurezza in Europa e nel mondo””.
Per quanto riguarda la questione delle armi, don Barrios Prieto sottolinea che “riteniamo che per evitare che si rafforzi una dinamica di armamenti in Europa e nel mondo, sia necessario che la cooperazione in materia di difesa tra gli Stati membri dell’UE vada di pari passo con un impegno multilaterale per il disarmo e con politiche che rispettano, con efficacia e coerenza, le regole comunitarie vigenti per l’esportazione delle armi. E’ importante, inoltre, che ciò non serva esclusivamente gli interessi privati dell’industria delle armi, ma che sia principalmente messa al servizio della sicurezza delle persone, delle famiglie e delle comunità”.
Dal canto suo, la COMECE punta a promuovere la visione di “una nuova architettura di pace basata su un’etica globale di solidarietà e cooperazione al servizio di un futuro formato dall’interdipendenza e dalla responsabilità condivisa nell’intera famiglia umana” .
FOCUS MULTILATERALE
La fondazione Path to Peace premia i reali di Giordania
Il 9 maggio, in occasione del suo gala annuale, la Fondazione Path to Peace, che raccoglie donazioni per la Missione della Santa Sede alle Nazioni Unite, ha conferito il Premio Path to Peace al re Abdullah II ib Al Hussein di Giordania e a sua moglie, la Regina Rania.
Il premio va a quanti si sono distinti per il loro impegno nello sviluppo della pace nelle arene nazionali e internazionali. L’arcivescovo Giordano Caccia, presidente della Fondazione e Osservatore Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite di New York, ha conferito il premio e sottolineato l’impegno di Re Abdullah per la tolleranza religiosa e il dialogo interfede, con lo sforzo di salvaguardare sia i siti sacri islamici che quelli cristiani che sono sotto la custodia hashemita.
L’arcivescovo Caccia ha anche ricordato il Messaggio di Amman del 2004, che affermava che non c’era posto per il terrorismo nell’Islam, e la proposta di una “Settimana Mondiale dell’Armonia tra le Fedi” proposta nel 2010 e adottata dall’assemblea delle Nazioni Unite.
L’arcivescovo Caccia ha anche lodato l’interessa della Regine Rania per l’educazione, la connettività e il dialogo cross-culturale, così come per la sostenibilità, per l’ambiente e il dialogo che, ha notato, “pone i giovani al cuore delle soluzioni ed è pieno di senso di speranza”.
L’Osservatore della Santa Sede ha anche plaudito all’accoglienza data ai rifugiati del Regno di Giordania.
Re Abdullah ha detto che “il nostro viaggio sulla via della pace deve passare da Gerusalemme”, casa per molti cristiani-arabi che sono parte della più antica cristiana del mondo. “Gerusalemme – ha detto il re – è la chiave per il futuro di pace e stabilità che tutti cerchiamo. Dovrebbe essere un ancora di pace e coesistenza, e non di violenza”.
Il re di Giordania ha sostenuto la soluzione di due Stati (Israele e Palestina) e chiesto che un eventuale Stato palestinese abbia Gerusalemme Est come capitale, vivendo fianco a fianco con la sicurezza e la pace di Israele”. Il re anche sottolineato il valore del “mutuo rispetto, la cooperazione e l’umanità condivisa”.
FOCUS AMERICA
Haiti, la denuncia dei vescovi
Tra gennaio ed aprile, ci sono state 484 morti violente nell’area metropolitana dalla capitale haitiana Port-au-Prince, e che 433 di queste sono state uccise da sparo. Lo ha comunicato la Commissione Episcopale Nazionale per la Giustizia e la Pace di Haiti.
L’organizzazione ha anche rilevato la presenza di 164 residenti della pianura del Cul-de-Sac, uccisi negli scontri tra le bande "Chen Mechan" e "400 mawozo".
FOCUS AFRICA
Isole Maurizio, prima udienza per le accuse di censura lanciate da un cardinale alla tv di Stato
Il 30 maggio si è svolta l’udienza per il riesame giudiziale, una richiesta formulata dal Cardinale Piat e la diocesi di Port-Louis, quali hanno chiesto l'autorizzazione alla Corte suprema per impugnare una decisione dell'Independent Broadcasting Authority (IBA).
Ll’IBA aveva respinto la denuncia della diocesi contro la Mauritius Broadcasting Authority (MBC), mentre l'Independent Broadcasting Review Panel (IBRP) aveva respinto la richiesta della diocesi di rivedere la decisione dell'IBA.
L’IBA ha presentato una dichiarazione giurata, letat da Jean Yann Babet, che l’ufficiale addetto alle lamentele, chiedendo di respingere la domanda di riesame, perché “solo i titolari di licenze radiofoniche e audiovisive possano impugnare una sanzione amministrativa dell'IBA”, e che “né il cardinale Piat né la diocesi sono persone lese da una sanzione amministrativa e non sono titolari di licenza. Di conseguenza, il loro ricorso al BIPR è stato ritenuto irricevibile”.
La prossima udienza in questo caso è fissata per il 20 giugno 2022.
FOCUS AMBASCIATE
Le credenziali dell’ambasciatore del Congo presso la Santa Sede
Il 3 giugno, Rigobert Itoua, Ambasciatore della Repubblica del Congo presso la Santa Sede, ha presentato le lettere credenziali a Papa Francesco. Classe 1947, sposato con sei figli, lavora nel ministero degli Affari Esteri dal 1978, e è stato attaché Diplomatico presso la Presidenza della Repubblica (1983 – 1990), Consigliere dell’ ambasciata in Cuba (1990 – 1995), Segretario Generale Aggiunto, Capo del Dipartimento dei Servizi Generali (1997 – 1998), Segretario Generale
Aggiunto, Capo del Dipartimento della Cooperazione Bilaterale, (1998 – 2005); Consigliere, Ambasciata in Cina (2005 – 2010); Ambasciatore, Direttore di Gabinetto del Ministero degli Affari Esteri, della Cooperazione e dei Congolesi all’Estero (2018 - 2022).
L’ambasciatore di Francia presso la Santa Sede presenta la credenziali
Il 4 giugno, Florence Mangin, ambasciatore di Francia presso la Santa Sede, ha presentato le lettere credenziali. Classe 1958, è al ministero degli Affari Esteri del 1983. Ha lavorato negli Affari africani e malgasci; (1983-1986); poi è stato Terzo Segretario, Ambasciata in Costa d’Avorio (1986-1988) presso l’École
Nationale d’administration (1990-1992); a disposizione del Comitato interministeriale Euréka (1992-1993); nel Ministero degli Affari Esteri (Cooperazione europea) (1993-1996); Primo Segretario, Rappresentanza Permanente della Francia presso l’Unione Europea (1996-1997); Consigliere tecnico presso il Gabinetto del Primo Ministro (1997-2002); Ministero degli Affari Esteri (Cooperazione europea), Incaricata della Missione sul futuro istituzionale dell’Unione Europea (2002-2004); Ministro Consigliere, Ambasciata in Italia (2004-2008); Ambasciatore, Rappresentante Permanente della Francia presso l’Ufficio delle Nazioni Unite e le Organizzazioni
Internazionali a Vienna (2009-2012); Direttrice delle Relazioni istituzionali e della Cooperazione europea e internazionale presso la Caisse des dépôts et consignations (2013-2014); Ministero degli Affari Esteri, Responsabile di progetto, Coordinatore per la sicurezza informatica (2014-2015); Ministero degli Affari Esteri, Direttrice dell’Europa continentale (2015-2019); Ambasciatore in Portogallo (2019-2022).