Città del Vaticano , venerdì, 27. maggio, 2022 16:00 (ACI Stampa).
Non c’è mai stata una divisione netta tra russi e ucraini, perché sono due popoli mescolati, si capiscono linguisticamente, sono entrambi in grandissima maggioranza ortodossi. Ciò che li unisce è tanto. Quella di oggi è una divisione forzata, imposta, criminale”.
Don Sergio Mercanzin conosce bene i due Paesi in guerra, in quanto ha fondato nel 1976 a Roma il ‘Centro Russia Ecumenica’ a pochi passi da san Pietro, per aiutare i profughi scappati dall’Est, e far conoscere la situazione dei cristiani in quei Paesi. Oggi il ‘Centro Russia Ecumenica’ è un ponte fra Oriente e Occidente, fra credenti dell’Est e credenti dell’Ovest: “A suo tempo avevo previsto l’implosione dell’Urss. C’erano delle crepe evidenti tra le 15 Repubbliche che la costituivano. Quando, poi, successe, mi dissi: ‘E’ un miracolo che non ci siano state vittime’. Invece la guerra è arrivata adesso, inaspettata, proprio tra i due Paesi più simili tra loro. Non dimentichiamo che la Russia è nata a Kiev. Bombardare Kiev vuol dire bombardare la culla del cristianesimo slavo”.
A lui chiediamo di esprimere un pensiero sulla guerra tra Russia ed Ucraina: “E’ una tragedia immensa ed imprevedibile, di cui non si conosce la fine; una tragedia per tutti ed anche per me, che da 50 anni mi dedico ad ucraini ed a russi: sono amici gli uni e gli altri”.
Quanto c’entra la religione nel conflitto?
“Purtroppo c’entra in senso negativo, perché segna anche la divisione tra la Chiesa ortodossa ucraina, parte della quale dipende dal Patriarcato di Mosca e parte è passata, negli scorsi anni, con il Patriarcato di Costantinopoli. I patriarchi di Mosca e di Costantinopoli sono diventati avversari ed anche le due Chiese: questo non ha giovato ad un clima di pacificazione. L’Ucraina, in modo traumatico dal punto di vista religioso, si è sottratta a Mosca. Ne aveva il diritto, ma non era il modo di farlo. Tra l’altro, quando il metropolita della Chiesa ortodossa ucraina è passato sotto il patriarcato di Costantinopoli, i due patriarchi firmarono l’accordo di autocefalia tra la Chiesa ortodossa ucraina e Poroshenko era il presidente dell’Ucraina, facendo intravedere una commistione non certo utile tra politica e religione.