Firenze , venerdì, 13. novembre, 2015 19:00 (ACI Stampa).
C'è un "eroismo umilissimo" che parte dal "senso dell'altro" e che è trasversale in tutta la Chiesa italiana. Un atteggiamento, che, "senza proclami", "si vive nelle nostre strade senza fare notizia ma facendo storia". E poi c'è un rischio, "la tiepidezza spirituale": se "l'anima è tiepida quello è il vero pericolo per la Chiesa", perché porta ad arrendersi ad una "mediocrità fatta sistema". Il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, traccia il suo bilancio alla conclusione del quinto Convegno ecclesiale nazionale. Il Porporato parla con i giornalisti appena qualche minuto dopo l'esposizione delle sue "Prospettive", che a Fortezza Da Basso chiudono Firenze2015. Con i cronisti Bagnasco ritorna sullo "stile sinodale" del Convegno e spiega che "camminare insieme è un convenire nel confronto e nel discernimento".
A Firenze "le voci dei delegati si sono fatte sentire", ha detto l'arcivescovo di Genova, costituendo un'"amalgama". Ora si riparte, dalla "scuola dei poveri" e dal cammino locale: "le diocesi, rileggendo l'Evangelii Gaudium cercheranno di tradurre tutto nell'orizzonte della sfida educativa", come poi aveva chiesto anche Papa Francesco nella sua visita di martedì nel capoluogo fiorentino.
"Educare è una missione difficilissima, delicatissima ma estremamente bella", ha detto ancora, e vuol dire "ridestare la vita", nella sua interezza. D'altronde, il "compito educativo" chiama in causa il percorso di senso degli educatori: "la prima domanda - ha osservato il cardinale - non è che cosa posso fare?"; ma è: "chi sono io?". Non si può prescindere da un dato, insomma. Va bene il servizio, ma tutti gli operatori ecclesiali devono essere adeguatamente formati: almeno "devono avere una formazione spirituale ed ecclesiale", dice, anche offrono solo un ruolo tecnico.
Perché, forse, nel tempo c'è stata una deriva anche in questo. E forse anche un'estremizzazione, coincisa, per esempio, nell'abbandono dello spazio pubblico. Da tempo, infatti, i cattolici si sono sempre più "ritirati", non seguendo gli insegnamenti del Concilio che chiamava ad "animare cristianamente le realtà temporali". Invece, ha detto Bagnasco, si sono sempre più "spostati su servizi parrocchiali, di cui come preti abbiamo bisogno". "Però - osserva il cardinale - mi chiedo se questo bisogno non sia andato a scapito della presenza nella società per portare il seme del Vangelo".
Se c'è una cosa chiara per l’Arcivescovo di Genova è che "i laici non devono essere clericalizzati ma devono animare il mondo temporale". Perché ai preti "compete formare le coscienze e annunciare il Vangelo"; certamente "hanno anche il diritto di dire la propria", "perché cittadini", ma non devono "impegnarsi in prima persona" nel fonte pubblico. Mentre i laici devono tornare alla politica, che ha bisogno di preparazione, è "faticosa" ma è anche "bella". Occorre che i laici superino un certo individualismo che porta a battersi in ritirata, mentre è sempre più necessario "uscire per abitare i luoghi, senza paura, perché c'è la grazia" che trasfigura, cioè fa "vivere le cose nel senso di Dio".