Admont , giovedì, 26. maggio, 2022 10:00 (ACI Stampa).
Parlando al College des Bernardins di Parigi nel 2008, Benedetto XVI ricordò che la cultura europea nasce dai monasteri, e i monasteri sono fondati dal Quaerere Deum, dalla ricerca di Dio. Il contributo che i monasteri benedettini hanno avuto alla formazione di una coscienza europea è stato al centro di una conferenza internazionale e interdisciplinare che è conclusa lo scorso fine settimana nell’abbazia di Admont, nella Stiria.
Fondata nel 1074 da parte dell’arcivescovo Ggebhard di Salisburgo, Admont ha la più grande biblioteca monastica del mondo. Nel 2024, l’abbazia di Admont celebrerà il suo 750esimo anniversario.
Titolo della conferenza era “Cultura e memoria. L’abbazia stiriana di Admont e i benedettini europei”. Il 18 maggio, all’inaugurazione, era presente l’ex cancelliere federale austriaco Wolfgang Schüssel, il quale ha sottolineato “il grande potere creativo dei monasteri benedettini nello sviluppo dell’Europa” e ha elogiato la Regola di San Benedetto. Il vescovo Egon Kapellari, oggi emerito, ha invece notato che “innumerevoli monasteri sono stati fondati in Europa fin dal Medioevo. Molti non sono sopravvissuti. Eppure, non hanno lasciato tracce durevoli solo nelle biblioteche e gli archivi. Hanno lasciato anche tracce visibili e comprensibili, soprattutto in Paesi come l’Austria”.
Andreas Sohn, dell’Università della Sorbona, ha sottolineato l'importanza dei complessi monastici benedettini in Europa, utilizzando esempi come l'Abbazia di Westminster a Londra, la chiesa gotica dell'Abbazia di Saint-Denis vicino a Parigi con il luogo di sepoltura dei re francesi, l'isola del monastero di Mont-Saint-Michel al largo della costa della Normandia e la cattedrale di Monreale vicino a Palermo in Sicilia.
La storica della chiesa di Graz Michaela Sohn-Kronthaler, ad esempio, ha ripercorso la vita e l'opera dello studioso Albert von Muchar (1786-1849), filologo e storico che fece carriera come professore e rettore dell'Università della Stiria capitale di Stato, mentre il gesuita Andreas Batlogg ha sottolineato che i monasteri benedettini avevano successo perché “trasmettevano mondi alternativi”.