Roma , giovedì, 26. maggio, 2022 14:00 (ACI Stampa).
“Lo scorso anno abbiamo riflettuto sulla necessità di ‘andare e vedere’ per scoprire la realtà e poterla raccontare a partire dall’esperienza degli eventi e dall’incontro con le persone. Proseguendo in questa linea, desidero ora porre l’attenzione su un altro verbo, ‘ascoltare’, decisivo nella grammatica della comunicazione e condizione di un autentico dialogo. In effetti, stiamo perdendo la capacità di ascoltare chi abbiamo di fronte, sia nella trama normale dei rapporti quotidiani, sia nei dibattiti sui più importanti argomenti del vivere civile”.
Così inizia il messaggio di Papa Francesco per la 56^ Giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali, intitolato ‘Ascoltare con l’orecchio del cuore’, che si celebra domenica 29 maggio, con l’invito a giornalisti e comunicatori sociali ad andare in profondità e cogliere l’essenza di ciò che si racconta, si pubblica, si registra. Quest’azione diventa possibile solo attraverso l’ ‘ascolto’, che non significa ‘origliare o spiare’ o tantomeno ‘parlarsi addosso’, ma ‘l’ascolto di sé, delle proprie esigenze più vere, quelle inscritte nell’intimo di ogni persona’.
Per comprendere l’originalità del messaggio al presidente nazionale dell’UCSI (Unione Cattolica della Stampa Italiana), Vincenzo Varagona, chiediamo di spiegarci come sia possibile accogliere l’invita del papa ad ascoltare con l’orecchio del cuore: “Se lo chiede, é possibile. Occorre cambiare la frequenza del nostro agire e pensare. Occorre orientare la nostra vita in altra direzione, ritrovare le frequenze tra i cuori”.
In quale modo la comunicazione può essere credibile?
“Io vedo che la crisi non interessa tutti alla stessa maniera. Ci sono giornali che perdono tante copie, altri che ne perdono meno o anche ne guadagnano. Significa che la gente di questi giornali si fida di più. Occorre chiedersi perché di alcuni si fidano, di altri meno. Certo c’è un problema di affidabilità, di ricerca autentica della verità, di onestà intellettuale e professionale. Non sono cose di poco conto”.