Roma , martedì, 24. maggio, 2022 9:45 (ACI Stampa).
Quello di ieri “con il Papa è stato un dialogo sincero e appassionato, lo ringrazio personalmente per il rapporto diretto con lui, per la fiducia e per il cammino percorso insieme”. Così il Cardinale Gualtiero Bassetti, Presidente uscente della CEI, aprendo stamane i lavori della 76/ma Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana presso l’Hotel Hilton di Fiumicino. Ieri i Vescovi italiani avevano incontrato - rigorosamente a porte chiuse - il Papa nell’Aula Paolo VI in Vaticano. Il Pontefice non ha rivolto il discorso pubblico di prassi ai Vescovi, preferendo circa due ore di botta e risposta riservato.
Ripercorrendo il suo quinquennio alla guida della CEI, il Cardinale Bassetti ha ricordato che la “pandemia, con le sue drammatiche ripercussioni che si faranno sentire ancora a lungo, ha fatto sì comunque che l’intera umanità abbia percepito di essere di fatto una grande famiglia, formata da soggetti il cui destino è legato a quello degli altri. Da oltre tre mesi, poi, siamo raggiunti e scossi dalle notizie di una guerra tanto inattesa quanto brutale e ingiustificabile, che ha luogo nel territorio della Repubblica di Ucraina. Oltre a sostenere le doverose vie diplomatiche, più volte il Papa ha pronunciato parole accorate per fermare gli orrori della guerra. Mentre la Chiesa che è in Italia si trova fortemente impegnata per alleviare le sofferenze della popolazione ucraina e dei rifugiati, soprattutto grazie al prezioso lavoro di Caritas Italiana, non possiamo non continuare a chiedere pressantemente, insieme a tante associazioni, movimenti e aggregazioni laicali, che le armi vengano deposte e che si apra una nuova stagione di riconciliazione, di giustizia e di pace”.
“Ho provato in questi anni – ha aggiunto - a rammentare a me stesso e a chi ho incontrato la necessità di non perdere il contatto costante e cordiale con Gesù, nel cui solo nome c’è salvezza. Ho avuto l’opportunità di conoscere tante persone, credenti e non-credenti. E sono diventato sempre più consapevole delle differenze, anche tra di noi Vescovi. Ma posso dire che mi è sempre più chiaro che, nonostante la varietà di sensibilità e di prospettive, ciò che ci accomuna è questo sguardo fisso su Gesù”.
“Il nostro Paese – ha detto ancora il porporato - è ricco di persone così, testimoni spesso silenziosi ed efficaci del Vangelo. Proprio in questi giorni, a distanza esatta di trent’anni, stiamo commemorando i morti della strage di Capaci e di via d’Amelio, in cui hanno tragicamente perso la vita i giudici Falcone e Borsellino, insieme con altri familiari e servitori dello Stato. Dal loro sacrificio, cosciente ed eroico, è nato un atteggiamento nuovo di condanna chiara delle mafie, che ha inciso anche nella vita di tutti noi come credenti e come cittadini. Falcone e Borsellino sono diventati padri di una nuova generazione, smuovendo le coscienze soprattutto dei giovani”.
Poi il punto sul cammino sinodale. “Il suo primo effetto importante – ha sottolineato - è che ci stiamo reciprocamente ascoltando. Questo non avviene senza fatica, è indubbio: però tutti stiamo percependo la bontà di una simile operazione. Stiamo rovesciando la piramide: noi Pastori non siamo più all’inizio di ogni processo ecclesiale, ma siamo piuttosto il terminale di un percorso che coinvolge tante persone di buona volontà. Stiamo cambiando la mentalità comune che delegava tutto al Vescovo”.