Monaco , martedì, 24. maggio, 2022 15:10 (ACI Stampa).
«Vi ringrazio per il vostro aiuto nella cura pastorale. Il corpo non è più importante dell'anima. Continuate a lavorare bene!». Nelle espressioni di complimento dei suoi benefattori, c’è già tutta la filosofia dell’Opera Pontificia KIRCHE IN NOT (Aiuto alla Chiesa che Soffre di Germania, ndr). L’idea cioè, come spiega il suo direttore Florian Ripka, che «l'anima umana sia importante almeno quanto il corpo» e che, dunque, il lavoro pastorale sia almeno tanto importante dell’intervento umanitario. Del resto, come aggiunge ancora Ripka, «la cura pastorale è proprio la specialità della Chiesa».
Direttore, ci racconti brevemente quando, come e perché è nata KIRCHE IN NOT.
«A mio avviso, la nascita di KIRCHE IN NOT può essere intesa come un "miracolo di riconciliazione". Non c'è altro modo per spiegare il successo di un giovane prete premostratense, Werenfried van Straaten, che iniziò a raccogliere collette in favore dei tedeschi nelle Fiandre, subito dopo la seconda Guerra Mondiale. Dopo tutto, il Paese aveva sofferto enormemente sotto la Germania nazista. Ma la carità e la volontà di riconciliazione dei contadini fiamminghi erano più forti del desiderio di vendetta per gli innumerevoli padri, fratelli e figli uccisi. Mi limito ad un solo esempio. Dopo la guerra, il Vaticano era preoccupato per i numerosi rifugiati nella Germania del dopoguerra e temeva addirittura che scoppiasse una guerra civile, se non si fosse intervenuti. Il giovane Padre van Straaten fu inviato dal suo monastero nei bunker delle città bombardate per avere una visione d'insieme ed elaborare le possibilità di aiuto. È così che è nata KIRCHE IN NOT. Un pilastro portante è sempre stato costituito da sacerdoti e religiosi, attraverso i quali venivano coordinati gli aiuti. Questo è vero ancora oggi, in tutto il mondo».
Il lavoro di KIRCHE IN NOT si concentra soprattutto sui cristiani in condizioni di difficoltà o perseguitati in tutto il mondo. Quali sono i Paesi in cui i cristiani soffrono di più e perché?
«Fin dall'inizio, i cristiani perseguitati sono stati la preoccupazione più sentita di KIRCHE IN NOT. La persecuzione dei cristiani è sempre legata a violazioni della libertà religiosa. Tuttavia, quantificare la persecuzione dei cristiani è difficile e spesso porta a conclusioni sbagliate. Il nostro approccio è leggermente diverso».