Città del Vaticano , venerdì, 20. maggio, 2022 17:00 (ACI Stampa).
Due punti di interesse, nella prima parte di interrogatorio a Fabrizio Tirabassi, già officiale della Sezione Amministrativa della Segreteria di Stato vaticana. In un botta e risposta meno teso di quello che si è visto finora nel processo, Tirabassi ha spiegato il perché l’investimento in Angola, proposto dall’allora sostituto Angelo Becciu, non fosse andato in porto, cosa che ha portato poi all’investimento sul palazzo di Londra. E poi ha spiegato qualcosa dell’architettura finanziaria della Segreteria di Stato vaticana, e del modo in cui questa si è delineata nel corso degli ultimi anni.
Il processo, giunto alla 18esima udienza, è centrato intorno all’investimento della Segreteria di Stato vaticana su un immobile di lusso a Londra, ma si è allargato fino ad includere una serie di reati diversi, includendo anche il Cardinale Angelo Becciu, indagato anche per un presunto peculato a favore di una società gestita dalla Caritas della sua diocesi e per i rapporti con la esperta di intelligence Cecilia Marogna. L’udienza di oggi ha, di fatto, confermato la versione del Cardinale.
Ma andiamo con ordine. Interessante la questione della gestione dei fondi della Segreteria di Stato. Tirabassi, che è stato assunto nel 1987 e si occupa della questione finanziaria dagli anni Novanta, ha sottolineato che la Segreteria di Stato aveva un bilancio a parte, separato da quello dei dicasteri, e che solo negli ultimi tempi era stato discusso e confrontato con la Segreteria per l’Economia, mentre prima la Prefettura degli Affari Economici aveva soprattutto una funzione di controllo sui bilanci.
Tirabassi ha detto che, quando è entrato in Segreteria di Stato, c’era un Fondo Obolo con ufficio dedicato alla raccolta delle offerte nella Segreteria di Stato vaticana, e che le donazioni erano gestite aprendo conti dedicati in varie banche e istituti corrispondenti (IOR, APSA; Credito Artigiano, Poste Italiana e altre), tanto che solo nell’Isituto per le Opere di Religione erano in essere circa “70-80 conti”.
A metà anni Novanta, questa architettura viene “smaterializzata”, per una gestione più snella. Resta un fondo Obolo, in cui convergono alla fine tutte le risorse.