Roma , martedì, 17. maggio, 2022 18:00 (ACI Stampa).
Raccontava che durante il conclave del 1963 mise davanti la libreria una gigantografia di Montini, con la sicurezza che questi sarebbe stato eletto Papa. E così fu. Ma don Gino Belleri, che da Giovambattista Montini cardinale e arcivescovo di Milano fu ordinato sacerdote, non era solo il libraio di Paolo VI, cui lo legava un affetto e una ammirazione sconfinata. Aveva conosciuto Giovanni XXIII, in una di quelle rocambolesche storie vaticane che poteva succedere solo quando il Vaticano non era ingessato come ora. E poi, aveva avuto modo di apprezzare Albino Luciani, Giovanni Paolo I, e ovviamente il lungo pontificato di Giovanni Paolo II. Fino all’arrivo di Papa Francesco, che ammonì bonariamente in uno degli incontri in cui si trovarono faccia a faccia.
Don Gino Belleri è morto il 16 maggio, in una clinica romana. Da tempo non gestiva più la libreria, e la pandemia aveva reso rare, se non impossibili, le sue sortite in Vaticano, Era rimasto vivo e vitale fino all’ultimo, continuando ad andare in motorino oltre gli 80 anni, quando un incidente lo costrinse a più miti consigli. E, nonostante l’età, si divideva tra la libreria e Villa Giuseppina, dove continuava a fare servizio pastorale da 60 anni per le suore con malattie psichiche gravi che vi erano ricoverate.
Dell’incontro con Papa Francesco era rimasta una foto, di don Gino Belleri in camicia a maniche corte con il dito alzato e Papa Francesco che lo ascolta, che don Gino aveva messo tra i suoi “trofei” nell’ufficio ricavato nel soppalco della Libreria Leoniana. Una libreria che, per ammissione di Joaquin Navarro-Valls, storico portavoce di Giovanni Paolo II, era diventata una “sala stampa parallela”, un dato reso ancora più iconico dal fatto che la libreria fosse esattamente dietro la Sala Stampa, con l'ingresso su via dei Corridori, parallela di via della Conciliazione.
Perché don Gino accoglieva tutti in quella libreria, e a tutti elargiva consigli, per tutti pescava aneddoti adatti dalla sua memoria precisissima, con tutti si fermava a parlare, ascoltando e consigliando. Non era raro che davanti il suo ufficio si formasse una fila di persone, tra giornalisti a caccia di notizie, monsignori a caccia di libri, nunzi e cardinali in cerca di consigli e scambi di vedute. Succedeva che Baldisseri non ancora cardinale e segretario generale del Sinodo si aggirasse tra gli scaffali della libreria mentre l’arcivescovo Agostino Cacciavillan si trovava in studio e qualche giornalista sparso facesse finta di interessarsi ai libri.
Tra i frequentatori della libreria, anche il presidente Francesco Cossiga, che vi andava anche quando era nel pieno del suo incarico ma continuava a vivere nella sua casa di Prati e non al Quirinale.