Firenze , giovedì, 12. novembre, 2015 19:41 (ACI Stampa).
A Firenze2015 oggi il tema è quello dell'incontro. Nei fatti. Comincia nella prima mattinata con l'"esercizio" ecumenico e interreligioso, con la preghiera comune e i saluti delle confessioni religiose. Continua poi nella conclusione dei tavoli di lavoro, in stile sinodale, chiamati da ieri ad elaborare le proposte che saranno presentate in aula al termine del quinto Convegno ecclesiale della Chiesa italiana. Termina nel pomeriggio con la visita alla Chiesa Fiorentina e alla città, attraverso i diversi incontri: le esperienze sono forti e non hanno per niente il sapore di una gita, piuttosto vogliono essere e sono un momento di condivisione. Partendo dalla realtà, a volte complessa.
Perché, riprendendo la declinazione fatta ieri, quella di un "umanesimo della concretezza", è proprio questa la sfida che i convegnisti sono chiamati a fare propria. O meglio, a rimetterla in circolo, facendo sistema delle tantissime esperienze che caratterizzano la Chiesa italiana, oggi chiamate a "fare i conti" con le analoghe esperienze fiorentine.
Persino i percorsi artistici si intersecano con quelli di conoscenza della città, ripartendo dai "grandi" che hanno scritto le migliori pagine dell'umanesimo culturale. Quello apprezzato anche da Papa Francesco, e testimoniato dalla storica immagine del pontefice che a Santa Maria del Fiore alza lo sguardo all'insù per ammirare l'"Ecce homo" affrescato nella volta della maestosa cupola del Bernini.
Giorgio La Pira, don Lorenzo Milani, don Giorgio Facibeni, il cardinale Elia Dalla Costa sono le "mete" presentate oggi, quelle di cristiani impegnati nella Chiesa, nella società e nella politica. Insieme ai tanti incontri con le parrocchie di periferia, le esperienze monastiche, caritative e sociali, fra tutte quelle delle "Misericordie". Ci sono anche gli ambiti della pastorale ordinaria scandagliati, in uno scambio che parte dai racconti. Uno, originalissimo, parte dal Battistero, per spiegare come si fa la catechesi nuova - ma in realtà antichissima - partendo dalle opere d'arte. "È un'idea eccezionale - commenta uno dei visitatori, un prete che fa della cultura il suo modello missionario - è un'esperienza fantastica ripartire dalle bellezze delle nostre città perché non siano solo patrimonio turistico ma Bellezza che riparla anche oggi del sacro".
Stesso pensiero del Cardinale di Firenze, Giuseppe Betori, che scrive a proposito: "appartiene alla vocazione della nostra Chiesa diocesana evidenziare i legami tra la fede e quanto essa ha prodotto nei segni dell'arte, così da fare dello stesso tessuto architettonico e artistico della città un tracciato di vera e propria catechesi", che, comunque, è un "compito di particolare responsabilità".