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Il beato Tito Brandsma e la spiritualità del Carmelo

Ucciso in odio alla fede, sarà canonizzato domenica prossima da Papa Francesco

Il Beato Tito Brandsma |  | pubblico dominio Il Beato Tito Brandsma | | pubblico dominio

Papa Francesco domenica prossima canonizzerà il beato Tito Brandsma (1881-1942). Il religioso, giornalista e martire, era un frate carmelitano. Sacerdote ed innamorato del carisma della propria famiglia di appartenenza ha speso il suo giorno terreno per testimoniare la fede secondo tale spiritualità.

Il Carmelo e la sua spiritualità nascono sul monte che porta questo nome per volere di un gruppo di eremiti che si rifecero all'esperienza del profeta Elia. Contemplazione, silenzio e lavoro sono parte integrante della Regola che, approvata dalla Chiesa, vede la luce per opera di questi uomini.

La spiritualità del Carmelo è particolare: portare nel mondo l'opera di Dio, coniugando questi elementi. In questa alternanza brilla la figura di Maria, venerata sotto il titolo di  Flos Carmeli, modello di ogni carmelitano.

Una vita di donazione è ciò che ha sempre contraddistinto l'opera degli eremiti del Monte Carmelo e degli appartenenti alla famiglia carmelitana ed al Terz'Ordine, diffusi in Europa ed in tutto il mondo.

Aprendo la loro Regola, approvata da Sant'Alberto Magno, si scoprono le fondamenta della loro esistenza fatta di silenzio e lavoro.  A questa si è ispirata Santa Teresa di Avila che, già appartenendo all'Ordine, lo riformò per vivere con maggior intensità l'opera di Dio.

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Nel Millecinquecento san Giovanni della Croce nel fondare i Carmelitani Scalzi si ispirò alle indicazioni della santa nel voler dare una maggiore autenticità a quella storia.

La lectio divina e la preghiera sono parte integrante della vita del religioso che segue il vangelo, filtrandolo da ciò che vive.

Tito Brandsma, ucciso il 26 luglio 1942 nel campo di concentramento di Dachau, oltre ad essere un sacerdote incarnò tale carisma meditandolo alla scuola degli avvenimenti del proprio tempo. Oppostosi al nazismo, fu incarcerato ed in prigionia continuò la sua vita, offrendo il proprio quotidiano per la società del suo tempo.

Autore di numerosi articoli e della rivisitazione della opere di Santa Teresa annunciò, con il proprio modo di essere, il vero carisma carmelitano facendo della propria vita un perfetto bilanciamento fra la contemplazione e l'azione.

Oltre all'attività giornalistica fu professore di filosofia e dal 1932 rettore dell'Università di Nimega. Il sacerdote visse tutto ciò come un servizio alla Chiesa ed al proprio Ordine con la dedizione dell'apostolo oltre che dell'incarico prestato.

In questi ruoli che assorbivano parte del suo tempo non scordò di testimoniare quanto professato pregando e meditando.

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Autentico carmelitano interpretò la fede come abbandono, offrendo la propria vita in oblazione del mondo come Cristo insegnò dal legno della croce.

Devoto di Santa Teresa di Avila e di San Giovanni della Croce anche nella dura esperienza della prigionia lesse ed approfondì i loro testi, segno di amore e di certezza in quella situazione di sofferenza.

Chi visse con il beato ricorda di come divideva il poco cibo con i compagni di prigionia, e del molto bene diffuso dimentico di se stesso e proteso nel confortare gli altri.

Arrestato nel 1942 ed accusato ingiustamente, offrì la propria vita per la salvezza del mondo che in lui vide una sentinella del vangelo e della spiritualità del Carmelo che chiede ai suoi figli lo stesso amore che la Vergine ha insegnato ai piedi della croce.