Roma , lunedì, 9. maggio, 2022 12:30 (ACI Stampa).
La Chiesa italiana, a metà del XIX secolo, istituì le Missioni Cattoliche Italiane per essere accanto ai connazionali che partivano dall’Italia. Con il passare del tempo e l’evoluzione della mobilità umana, però, le MCI sono diventate punto di riferimento anche per tutte quelle persone migranti arrivate prima in Italia e successivamente emigrate in altri Paesi. Sacerdoti che, coadiuvati sempre più da operatori laici preparati e specializzati, sono chiamati a nuove sfide: a intraprendere, cioè, un cammino anche (ma non solo) pastorale che sappia dare risposte appropriate alle nuove esigenze.
Del ruolo delle Mci in Europa si è parlato, lo scorso mese di novembre, durante il convegno “Gli Italiani in Europa e la missione cristiana. Radici che non si spezzano ma si allungano ad abbracciare ciò che incontrano” promosso dalla Fondazione Migrantes con la presenza di 200 tra sacerdoti ed operatori impegnati nella pastorale per gli italiani in Europa. Gli atti di quel convegno sono ora raccolti in un volume, curato da Raffaele Iaria e Delfina Licata ed edito da Tau editrice.
La lettura dell’emigrazione italiana in Europa "ci deve rendere sempre più consapevoli che il Continente europeo è una casa comune", ha detto Papa Francesco ricevendo i partecipanti: e la Chiesa in Europa non può "non considerare i milioni di emigranti italiani e di altri Paesi che stanno rinnovando il volto delle città e dei paesi".
Nel volume contributi, fra gli altri, dei cardinali Gualtiero Bassetti, presidente della Cei e Andres Arborelius, Vescovo di Stoccolma, di mons. Gian Carlo Perego, presidente della Fondazione Migrantes e di mons. Jean Kockerols, vescovo ausiliare di Bruxelles-Malines e un’appendice dedicata al Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes che raccoglie l’intervento realizzato il giorno della presentazione nazionale.