Città del Vaticano , lunedì, 3. giugno, 2019 14:00 (ACI Stampa).
Il 2 giugno del 1979 Giovanni Paolo II, eletto da poco al soglio di Pietro, ritorna in Polonia per la prima volta. E così saluta la sua patria adottiva, l’Italia: “Al momento di lasciare l’amato suolo d’Italia per dirigermi verso l’amato suolo di Polonia, ho la viva impressione che il viaggio si svolga come tra due patrie, e quasi per un contatto fisico serva a congiungerle ancor di più nel mio cuore. E questo io dico per la mia consolazione”.
Il suo sarà un viaggio storico. In particolare alcune sue omelie come quella a Piazza della Vittoria e a Gniezno sono un programma e un grazie a Dio.
Lo stesso Giovanni Paolo II nel 1992 in Angola, nel pranzo con i vescovi dopo la messa di Pentecoste spiega il senso di qual discorso nella cattedrale di Gniezno.
Il Papa polacco ricorda che, come in quell’occasione, anche nel suo primo anno di pontificato, nel 79, ha celebrato la festa di Pentecoste lontano dalla sede di Pietro. Un piccolo peccato, come dice lui stesso, necessario allora come oggi. “Non si poteva fare altrimenti, perchè se una volta ho potuto entrare in questo paese, in questa patria, allora si doveva mantenere il programma previsto e stabilito. Era previsto e stabilito appunto Pentecoste. E mi ricordo la celebrazione di questa giornata, mi ricordavo specialmente oggi, davanti a questa folla a Lwanda mi ricordavo la prima Pentecoste che ho celebrato a Gniezno, la sede primaziale in Polonia, la culla della Chiesa nel mio paese. Perche questo ricordo? Questo ricorda anche perché celebrando qui, ho visto sempre di più un legame. Era la prima volta ho celebrato la festività di Pentecoste a Gniezno in un periodo quando tutto era ancora fissato dai due blocchi, muro di Berlino, trattato di Yalta”.
Ecco, tutto era ancora fermo in blocchi, ma nella cattedrale di Gniezno il 3 giugno Wojtyla traccia la linea di una vera teologia della storia.